Disposta una provvisionale di 600mila euro a favore dei genitori della piccola vittima, morta in conseguenza di gravissimi danni cerebrali subiti alla nascita e causati da una anossia

Morì ad appena venti mesi, in seguito a una boncopolmonite. Ma alla base del decesso vi sarebbero i gravissimi danni cerebrali subiti alla nascita, a causa di una anossia. Prima del parto, infatti, il cordone ombelicale le si era stretto intorno al collo.

Il fatto, verificatosi all’Ospedale Ponte a Niccheri di Bagno a Ripoli, risale al marzo del 2011. A distanza di circa sette anni è arrivata, dal Tribunale di Firenze, la sentenza di condanna del ginecologo che quel giorno era di guardia. Al medico è stata inflitta una pena di 9 mesi, con la condizionale. Secondo il Giudice, avrebbe agito con negligenza e imperizia, senza prendere le necessarie decisioni per limitare i danni.

Decisiva, ai fini della decisione, è risultata la consulenza disposta dalla Procura. Secondo il perito, come riporta il quotidiano ‘La Nazione’, la sofferenza del feto era cominciata la mattina del 24 marzo intorno alle 6.30. I segnali di tale sofferenza “erano evidenziabili nel tracciato cardiotocografico”, tanto che il medico smontante avrebbe avvertito il collega  della situazione “poco rassicurante”

Secondo l’esperto, i problemi dettati dalla sofferenza, intorno alle 8.30, erano diagnosticabili. A quel punto andava effettuato un taglio cesareo.

La condotta del ginecologo di guardia, invece, “è stata contraria alle varie linee guida sull’interpretazione dei tracciati” che, in un caso del genere, “raccomandano l’espletamento urgente del parto”.

Se si fosse intervenuti con il cesareo, intorno alle 9.00, il perito evidenzia che il feto “sarebbe stato esposto per circa 70 minuti in meno ad una riduzione dell’apporto di ossigeno”. La sala operatoria, peraltro, era pronta per l’intervento.

Il consulente, inoltre sottolinea come “incomprensibile”, sempre in base all’andamento del tracciato, “il non aver applicato la ventosa ostetrica” per il parto, intorno alle 9.30. Procedendo con questa manovra, infatti, il feto sarebbe stato “esposto per circa 40 minuti in meno alla riduzione dell’apporto di ossigeno”.

Il Tribunale ha disposto a favore dei genitori della piccola vittima, una provvisionale di seicentomila euro. Assolto, invece, l’altro ginecologo imputato, che aveva appena smontato il turno.

 

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