Da più parti in questi giorni a mezzo stampa, ci si esprime contro le sanzioni che il governo vorrebbe mettere per l’inappropriatezza prescrittiva, intesa sia per la farmaceutica, sia per la diagnostica strumentale e di laboratorio, che si rifletterebbe nella medicina cosiddetta difensiva.
Lo fanno i Sindacati di categoria medica, ma anche alcuni avvocati che si occupano di Diritto Sanitario e i tantissimi medici, sia ospedalieri sia di medicina generale, attraverso i social networks. E la sintesi è sempre la stessa : le sanzioni non servono, serve più cultura. Cultura sanitaria da parte dei decisori politici, educazione sanitaria corretta per i pazienti, fatta da medici che ogni giorno si occupano di malati e della malattia. I medici hanno bisogno di lavorare serenamente per poter applicare con scienza e coscienza tutto il loro sapere nell’interesse del paziente. Le sanzioni per contro, accentuerebbero il malessere e la demotivazione del medico, che già oggi vive un costante disagio per l’eccesso di lavoro, per i turni massacranti, per la precarietà, nel caso degli ospedalieri e per l’eccessiva burocratizzazione e il costante ricatto di revoca da parte dei pazienti nel caso dei medici di medicina generale.

Del resto le sanzioni sono già previste dalla legge 425 del 96, che sancisce il rimborso all’Azienda per un farmaco indebitamente prescritto. E quale medico prescriverebbe indebitamente un farmaco o un esame? Non certo un medico che si attiene al Codice Deontologico, in cui efficacia, sicurezza e appropriatezza sono elementi distintivi e descritti ben prima che ne parlasse la politica.
Le sanzioni depotenzierebbero ulteriormente il medico, che spesso si trova di fronte a richieste pressanti da parte dei pazienti, per quel farmaco di cui hanno tanto sentito parlare bene o per quell’esame, sempre per sentito dire, di cui non si può fare a meno per una corretta diagnosi. Ebbene, per invertire la rotta bisogna ricostruire quel rapporto di fiducia medico-paziente, a volte miope in passato, ma che oggi è andato completamente perso e che per contro rappresenterebbe un mezzo fondamentale per ottenere una maggiore compliance e quindi aderenza del paziente alla terapia e allo stile di vita più opportuno per l’età e le condizioni cliniche del paziente stesso. Oltre che un risparmio in senso assoluto, per tutta la sanità, e quindi per la collettività, si ridurrebbero i contenziosi medico-legali, anche questi deleteri per il sereno agire del medico, che alla fine per “non rischiare” potrebbe essere portato fino all’esasperazione e all’immobilismo o peggio lasciare che la politica detti le regole, venendo meno a quello che come medici abbiamo come sacrosanti principi di curare e lenire con efficacia, sicurezza e appropriatezza nel rispetto della vita umana.

Francesca Anna Perri
Dirigente Medico Ares 118 Lazio
Vice-segretario regionale per SMI-FVM Lazio

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