I sanitari sono accusati di omicidio colposo per la morte di Davide Astori, deceduto a Udine nel marzo 2018 prima di un incontro di calcio di serie A
La Procura di Firenze ha chiuso le indagini per la morte di Davide Astori, il capitano della Fiorentina deceduto a marzo 2018. Per il decesso del 31enne sono indagati con l’ipotesi di omicidio colposo due medici. Si tratta dell’ex direttore del Centro di medicina sportiva dell’ospedale fiorentino di Careggi, e del direttore sanitario dell’Istituto di medicina sportiva di Cagliari.
I due professionisti, che hanno certificato, tra il 2014 e il 2017, l’idoneità all’attività agonistica del calciatore, ora rischiano il processo. Secondo quanto è emerso dalle indagini, infatti, una serie di esami avrebbero evidenziato la presenza di extrasistoli ventricolari nel corso delle prove da sforzo a cui era stato sottoposto lo sportivo.
La Procura, quindi, intende chiedere per loro il rinvio a giudizio.
Davide Astori morì nella notte tra il 3 e il 4 marzo dello scorso anno a Udine. Si trovava in albergo in ritiro con la squadra, in vista della partita di campionato che avrebbe dovuto disputare contro l’Udinese. Il decesso, secondo quanto accertato, sarebbe stato causato da una “cardiomiopatia aritmogena diventricolare”.
Secondo l’accusa, i due medici avrebbero violato i “protocolli cardiologici per il giudizio di idoneità allo sport agonistico”. In particolare, a uno dei due camici bianchi viene contestato di aver rilasciato ad Astori nel luglio 2014 un certificato di idoneità alla pratica sportiva agonistica in cui si attesta la mancanza di controindicazioni. Ciò nonostante le indagini abbiano ricostruito che nella prova da sforzo si fossero verificate due extrasistoli ventricolari isolate, non segnalate nel referto.
All’altro sanitario, invece, la Procura contesta il rilascio al calciatore di due diversi certificati di idoneità alla pratica del calcio agonistico. Uno nel luglio 2016 e un altro nel luglio 2017. I referti sarebbero stati rilasciati nonostante fossero emerse nelle rispettive prove da sforzo della aritmie cardiache.
I due medici sportivi sono anche accusati di aver omesso di sottoporre Astori ad altri accertamenti diagnostici più approfonditi.
Avrebbero dovuto indagare sull’origine e sulla cause delle extrasistole, al fine di escludere una ”cardiopatia organica” o una ”sindrome aritmogena”.
Sempre secondo l’accusa, poi, la diagnosi della patologia in una fase iniziale avrebbe consentito di interrompere l’attività agonistica del giocatore. Con un’adeguata terapia farmacologica, inoltre, si sarebbe potuta prevenire l’insorgenza delle ”aritmie ventricolari maligne’.
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