L’Unione Nazionale dei Giudici di Pace e l’Associazione Nazionale dei Giudici di Pace hanno deciso di concerto la proclamazione dell’astensione nazionale della Magistratura di Pace nel periodo 23 – 30 novembre 2015. La proclamazione dell’astensione si è resa necessaria sia perché la riforma contenuta nel disegno di legge governativo contribuisce a ridimensionare una magistratura efficiente ad un costo molto esiguo, trattando circa un milione e mezzo di nuovi procedimenti annui; sia in ragione del taglio delle già esigue indennità ferme al 1991 e senza che siano state aggiornate da indicizzazioni Istat.
Il Disegno di Legge Delega, approntato dal Ministero della Giustizia ed in discussione in Parlamento tende a peggiorare, altresì, le condizioni di precariato in cui vertono i magistrati di pace e le altre figure di magistrati onorari, privi di qualsiasi elementare tutela costituzionale, disattendendo gli accordi presi con le associazioni di categoria al tavolo di concertazione e tradendo, nei fatti, il programma elettorale della forza politica di maggioranza relativa che sostiene il Governo. Va, inoltre, evidenziato che il progetto di riforma disattende i più elementari principi di terzietà del giudice, le varie pronunce della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e le Raccomandazioni del Consiglio d’Europa. Qui di seguito riportiamo la lettera inviata da Antonino di Renzo Mannino, Vice Presidente Vicario dell’Associazione Nazionale Giudici Di Pace al ministro della Giustizia Orlando.
Sig.Ministro, come Lei sa la nostra Ass.ne ha proclamato astensione dal 23 al 30 del c.m.. Il silenzio del ministero ci appare come una chiusura sotto vari profili incomprensibile. Cerco di spiegarmi nell’auspicio di interpretare anche i sentimenti di tutti i Colleghi Giudici di Pace. Premesso che in linea di principio non siamo contrari alla riforma sulla Magistratura Onoraria e dei Giudici di Pace il nostro animo è il seguente: in sede di tavolo tecnico che Lei ci ha gentilmente concesso si era convenuto che vi sarebbe stato per i GdP in servizio norma transitoria con tre mandati (noi ne chiedevamo quattro), limite di età di permanenza in servizio indicato dal ministero in 70 anni pur avendo noi fatto presente della posizione dei GdP sopra i 70 anni e di considerare una soluzione gradata anche per evitare l’immediata fuoriuscita di un numero di Giudici di Pace di un certo rilievo.
Si era anche posta la questione del superamento del cottimo e della previdenza. Il testo del Governo ha indicato in 25.000 senza modulare su eventuali incentivi e/o raggiungimento di risultati. Noi abbiamo formulato proposta inviata in via protocollare con cui si sviluppava un ragionamento che avrebbe assicurato ai GdP di lavorare dignitosamente con un contenimento di spesa annuo. La richiesta dei 4 mandati ci sembrava logica (la matematica non è un opinione e cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia: es. solo chi ha 54 anni alla data di entrata in vigore della legge beneficia dei 4 mandati, tutti gli altri non possono beneficiare dei 4 mandati e necessariamente per ragioni di anagrafe ne beneficerà nel limite dell’età in cui si trova) e motivata considerato che ai fini previdenziali la Cassa degli Avvocati riconosce l’erogazione pensionistica con contribuzioni minime di anni 16 e ciò avrebbe consentito a chi stabiliva tale rapporto di assicurarsi una minima posizione previdenziale, al di là della pratica privata frutto di libera scelta di ciascun GdP, GOT o VPO.
Abbiamo – purtroppo – registrato che nel testo inviato al Senato i tre mandati sono previsti ma con finestre che non erano state vagliate nel tavolo tecnico e dalla Sua parola data. Ma, se il programma del Partito Democratico, allorchè Lei era responsabile della Giustizia, scriveva cose sui Giudice di Pace che sono totalmente disattesi, pur avendo ricevuto il consenso degli elettori sulla base di quel programma elettorale, beh: di che stiamo a parlare di democrazia? Ecco sig.Ministro, queste sono le nostre preoccupazioni e le ragioni doglianza, non per la riforma che va fatta, ma per l’alterità che appare nell’evidenza dei fatti, come se la capacità volitiva sia subordinata a quella esecutiva.
Noi ci riferiamo alla norma transitoria (sul futuro il Governo ed il Legislatore disciplina come ritiene) del testo e del precariato che ha contraddistinto in questi ultimi 20 anni con come se fossimo stati reclutati da “caporalato” con pagamenti (mai avuto l’aggiornamento ISTAT pur previsto) in condizioni indegne di uno Stato che si professa a modello mondiale come votato ad adeguarsi alle competizioni internazionali. Siamo l’emblema assoluto del precariato italiano. Il Governo ha avuto attenzione e sensibilità per il precariato della scuola ma, purtroppo, nessuno di noi ha un familiare al Governo! Sig.Ministro, non siamo degli “animali” strani che si imbizzarriscono improvvisamente, siamo delle persone umane con le nostra famiglie alle spalle che chiedono Giustizia al Capo dell’Amm.ne della Giustizia, sempre che il termine “giustizia” abbia ancora senso nel nostro variegato Paese. Con ossequio e simpatia, nonostante tutto.
Premesso che non giustifico il comportamento della politica (in quanto “LARGAMENTE CORROTTA” ma non posso fare a meno di commentare (evidenziare) la solerzia con cui voi magistrati esponete le v/s rimostranze, ma vi siete mai chiesto se quanto percepite lo avete “ONESTAMENTE” GUADAGNATO”?…. Se tutti voi svolgete correttamente ed al servizio della “GIUSTIZIA” le v/s mansioni, (il compito a cui siete preposti) e se “sì” avete mai provato a denunciare qualche COLLEGA “CORROTTO” DAL MOMENTO CHE SIETE IN TANTI???…. Per quanto mi riguarda poiché chi non è corrotto è comunque complice poiché non denunciando di fatto “Diventa Complice” per cui siete tutti delegittimati e quindi “USURPATORI DEI PRIVILEGI” di cui immeritatamente (ipocritamente) vi arrogate poiché avete ridotto i Tribunali in tanti covi di “MAFIOSI”.