Sono state chieste 4 condanne a un anno e 5 mesi di reclusione per abuso d’ufficio nel processo d’appello sugli appalti e le varianti intervenute in corso d’opera all’Ospedale di Cona.

Si torna a parlare del processo sugli appalti riguardanti la costruzione del polo ospedaliero di Cona a Ferrara.

Una vicenda per la quale, in primo grado, degli undici imputati solo uno è stato condannato a sei mesi, mentre gli altri sono stati assolti in primo grado. Una prima sentenza in cui – dopo un’inchiesta durata quattro anni – i giudici avevano sancito la correttezza dell’operato degli imputati, negando vi fossero state “varianti” fasulle raddoppiare il costo delle opere e, soprattutto, negando l’utilizzo di calcestruzzo impoverito.

Nel processo d’appello sugli appalti e le varianti intervenute in corso d’opera sono invece 4 le richieste di condanna della procura generale della Corte.

Queste riguardano tutte l’abuso d’ufficio. Si tratta infatti dell’unico capo d’imputazione rimasto in piedi.

La richiesta è di un anno e tre mesi per il direttore dei lavori, il responsabile unico del procedimento, per il presidente del cda di Progeste e per l’ex direttore generale del Sant’Anna.

Erano invece state stralciate le posizioni di tre imputati a causa di un errore di notifica. Per loro l’udienza è stata rinviata al 28 settembre.

Nella sua requisitoria, il sostituto procuratore generale Luciana Cicerchia ha ricalcato le argomentazioni portate in primo grado dalla pm Patrizia Castaldini e poi rigettate dai giudici.

Tuttavia, la richiesta di pena è stata ridotta.

Nel 2015 era stata infatti di 2 anni e 4 mesi di reclusione.

Quanto alla difesa del direttore dei lavori, il legale Lorenzo Valgimigli ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado.

“Il Tribunale aveva ritenuto che non ci fosse stato dolo né alcun tipo di collusione tra gli imprenditori e i dirigenti dell’ospedale” ha affermato l’avvocato. “Ritenendo quindi inutile disquisire se la variante fosse legittima o meno. Noi abbiamo sostenuto che lo fosse: non fu migliorativa, ma venne resa necessaria e obbligatoria da un fatto imprevisto e imprevedibile”, ha detto l’avvocato.

“Cona – ha proseguito Valgimigli – venne individuata dalla Regione come il centro di raccolta dei laboratori di tutta la provincia, prevedendo il raddoppio della dimensione rispetto al piano originario”.

Pertanto, la richiesta della sua difesa è chiara.

Quella, cioè, di “una formula assolutoria più favorevole che in primo grado, ovvero perché il fatto non sussiste”.

L’udienza, intanto, prosegue. Sebbene non sia escluso un rinvio al 28 settembre per unificare la posizione di tutti gli imputati.

 

 

 

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