Nell’ultimo anno sarebbero  20 milioni le famiglie che hanno sostenuto spese sanitarie out of pocket, per un valore complessivo di 13 miliardi di euro

Aumentano le spese sanitarie out of pocket da parte degli italiani, così come aumenta il ricorso al Pronto soccorso come strada alternativa di accesso ai servizi ospedalieri. Un utilizzo, quest’ultimo, che però spesso risulta improprio. Almeno secondo quanto emerge dal 15° Rapporto Ospedali & Salute dell’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop).

Lo studio evidenzia come il 43,9% dei nostri connazionali ammetta di scegliere tale ‘scorciatoia’ qualora non trovi una risposta adeguata o rapida nell’ambito della medicina territoriale. Nel 26,8% dei casi ci si reca in Pronto soccorso se le liste di attesa per visite specialistiche, accertamenti diagnostici o ricoveri sono troppo lunghe. Il 19,7%, invece sceglie addirittura di rivolgersi sin dall’inizio al pronto soccorso ospedaliero piuttosto che ai servizi Asl “per non perdere tempo”.

Il Rapporto Ospedali & Salute 2017 sostanzialmente mette in luce un sentimento di scontentezza verso il nostro servizio sanitario. In particolare, cresce l’insoddisfazione nei confronti dei servizi sanitari della propria regione, soprattutto nel Sud Italia. Il malcontento, più specificamente, sembra  riguardare gli ospedali. Ne è testimonianza il dato secondo cui si stabilizza la crescita del ricorso dei caregiver a ospedali privati accreditati o a cliniche private a pagamento.

I pazienti italiani e le loro famiglie, inoltre, ricorrono sempre più alle spese sanitarie out of pocket.

Una voce cresciuta nell’ultimo decennio nella misura del 22,4%. Su circa 15 voci specifiche di spesa out-of-pocket negli ultimi 3 anni, il 77,4% dei caregiver dichiara di aver sostenuto spese sanitarie e/o assistenziali negli ultimi 12 mesi,  pur avendo avuto accesso ai servizi delle strutture pubbliche e/o private accreditate. Si tratta di quasi 20 milioni di famiglie, con una spesa totale dichiarata di 13 miliardi di euro.

Alla base di tali spese vi sarebbero varie motivazioni, prima fra le quali la lunghezza delle liste di attesa (46,5%). Al secondo posto figura l’acquisto di farmaci non più prescrivibili o per i quali si preferisce andare direttamente in farmacia senza passare dal medico (31,7%). Segue la preferenza di rivolgersi direttamente a uno specialista fidato (28,7%). E ancora, le difficoltà burocratiche da affrontare presso le strutture pubbliche (13%) nonché la non adeguata organizzazione da parte dei servizi pubblici (7,8%).

Un altro dato significativo, secondo l’Aiop, è quello relativo agli oneri sostenuti dalle famiglie per ticket e compartecipazioni alla spesa per l’accesso ai servizi pubblici. Tra questi rientrano farmaci, analisi di laboratorio, accertamenti diagnostici, visite specialistiche, accesso al Pronto Soccorso, prestazioni intramoenia. La cifra ammonterebbe a 7,6 miliardi di euro. Un importo che va ad aggiungersi alle risorse del Fondo sanitario nazionale, portando nel 2016 a 121, 3 miliardi di euro il budget reale del Ssn.

 

 

 

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