L’aumento globale delle temperature porta gravi squilibri non solo alla natura che ci circonda ma anche all’essere umano, soprattutto nei soggetti allergici. Secondo recenti stime degli scienziati che studiano i cambiamenti climatici, mezzo grado in più di temperatura fa aumentare da 10 a 100 volte la quantità di polline, aumento che si rispecchia nei soggetti allergici.
Il nemico numero in Italia è il Dermatophagoides pteronyssinus, l’acaro della polvere, le cui condizioni ottimali sono di 25°C con una umidità relativa del 70-80%, raggiungendo il culmine in estate. Il riscaldamento globale porta, quindi, a una proliferazione maggiore di acari creando maggiori disagi nelle persone che soffrono di allergie respiratorie e cutanee come asma(ne soffre circa il 6% della popolazione), rinite ed eczema. L’argomento è stato trattato a Bologna, nel 28/mo Congresso Nazionale della Società Italiana Allergologia, Asma ed Immunologia Clinica (Siaaic).
Molti i temi trattati: dalle allergie alimentari alla rinite allergica, dall’asma bronchiale alle allergie professionali, a quelle influenzate dalle condizioni climatiche e a quelle al nichel. L’evento ha registrato un boom di iscritti rispetto alla passata edizione. Per il Prof. Giorgio Canonica, Neopresidente SIAAIC e Direttore Clinica Malattie Respiratorie e Allergologia dell’Università di Genova, “C’è stato un salto qualitativo rispetto alle edizioni degli scorsi anni quando i partecipanti si aggiravano attorno ai 400/450”.
Il numero di iscritti per questa edizione è stato di circa 700 unità. Molte le novità: sono state introdotte molte sessioni relative alla diagnostica, con una particolare attenzione all’immunoterapia scientifica con un ricco contributo all’asma e un particolare accento ai farmaci sperimentali ed agli anticorpi monoclonali.
Un altro importante tema affrontato è stato quello dell’inquinamento “indoor”. “Oggi, a fronte di dati confortanti sulla possibilità di ridurre il maggior inquinante atmosferico prodotto dall’uomo che è rappresentato dalla anidride carbonica, ovvero il principale fattore che induce l’effetto serra, uno dei pericoli in futuro più preoccupante è l’inquinamento indoor”, afferma il Prof. Vincenzo Patella, Docente della Scuola di Specializzazione in Allergologia e Immunologia Clinica della Federico II di Napoli.
“Molte persone – continua l’allergologo – soprattutto in età lavorativa, trascorrono tantissime ore in luoghi chiusi: ciò le espone ai danni ambientali dell’aria forzata, con numerosi inquinanti, in primo luogo il fumo passivo e il clima caldo-umido delle abitazioni, delle scuole e dei luoghi di lavoro (favorente la crescita degli acari e di funghi nell’aria forzata).
Per lo specialista, “questo scenario sicuramente contribuirà all’aumento dell’incidenza e della prevalenza di patologie respiratorie croniche, come l’asma, e all’incremento della loro evoluzione verso forme persistenti, gravi ed invalidanti”.