Dopo aver contratto l’epatite perché infettata da una siringa, una infermiera verrà ora risarcita dal Ministero: la sua patologia si è aggravata

Dopo essere stata infettata da una siringa mentre era al lavoro, e aver contratto l’epatite, una infermiera aveva chiesto un risarcimento danni.

I fatti

Nel 1991 un medico, per errore, aveva punto la donna, ancora in servizio all’ospedale di Prato,con l’ago di una siringa. Il sanitario stava eseguendo una trasfusione di sangue a un paziente. Così aveva contratto la terribile malattia.

L’indennità le era stata riconosciuta, ma nel 2010 le sue condizioni di salute si sono aggravate proprio per le conseguenze dell’epatite. Per questa ragione, l’infermiera infettata da una siringa aveva chiesto che venisse rivalutato l’importo dell’indennizzo che le spettava.

Tuttavia, il Ministero della Salute non le ha voluto riconoscere nulla, rigettando la richiesta. A quel punto, la donna ha intrapreso una battaglia legale lunga 8 anni, culminata con la recente pronuncia del tribunale di Prato.

I giudici, infatti, le hanno dato ragione contro il Ministero condannato a rifonderle tutti gli indennizzi assistenziali persi dal 2010 a oggi, oltre alla rivalutazione monetaria, gli interessi e le spese legali.

La donna aveva presentato la richiesta di aggravamento della malattia al Ministero della Salute dopo aver ottenuto una perizia di parte dal medico legale Brunero Begliomini.

In essa, il medico descriveva la natura della malattia e le precarie condizioni di salute della donna. Nonostante la perizia, il Ministero aveva rigettato la domanda ritenendo che non vi fossero gli estremi per riconoscerle quell’indennizzo.Ciò in virtù del fatto che non vi era stata ‘perdita reddituale’.

L’infermiera infettata da una siringa e da allora affetta da epatite, non si è arresa.

Si è rivolta alla commissione medica ospedaliera di Firenze. Questa, però, aveva bocciato la pretesa dopo aver avuto il parere negativo dello stesso Ministero. Era il 2014. L’infermiera ha quindi fatto causa.

Il legale della donna ha sottolineato il contributo fondamentale della perizia del dottor Begliomini.

“Il giudice ci ha dato ragione – afferma – dopo aver nominato un altro perito, la dottoressa Luciana Sonnellini, che ha confermato l’aggravamento della malattia della mia assistita. È una sentenza importante perché l’indennizzo che le è stato riconosciuto non ha titolo di risarcimento ma le è stato dato a livello assistenziale, come ha specificato il giudice nella sentenza”.

 

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