Per la vicenda del decesso di una 57enne di Verona, morta dopo un intervento cardiaco, un medico è stato prosciolto dalle accuse di omicidio volontario

Si chiude la vicenda giudiziaria riguardante il decesso di una donna, morta dopo un intervento cardiaco nel febbraio 2017, per la quale un medico era stato accusato di omicidio volontario.

Come riporta il Giornale di Brescia, al termine dell’udienza preliminare il pm ha chiesto una sentenza di non luogo a procedere nei confronti di C. M., ex direttore della Cardiochirurgia universitaria dell’Ospedale Civile di Brescia.

Il professionista, infatti, era finito sotto inchiesta per il decesso della donna morta dopo un intervento cardiaco. La 57enne era stata operata per un difetto del setto interatriale nel febbraio 2017.

La vicenda

L’8 febbraio del 2017, nel corso di un intervento di routine al cuore, che avrebbe dovuto correggere un piccolo difetto, qualcosa va storio. L’equipe a capo della quale si trova il prof. M. decide di staccare la paziente dai macchinari e di trasferirla al Centro trapianti di Padova. Lì però, la 57enne è deceduta dopo 5 giorni.

Secondo la ricostruzione di quanto avvenne durante l’intervento, l’équipe medica di M. aveva deciso di attaccare la paziente ad una macchina per la circolazione extracorporea, per poi staccarla per operare il trasferimento a Padova. Ebbene, inizialmente il sostituto procuratore Ambrogio Cassiani aveva contestato l’omicidio volontario.

La ragione era la decisione del medico di staccare la paziente dall’Ecmo, la macchina per la circolazione sanguigna extracorporea.

Secondo il pm, infatti, il medico non avrebbe agito nell’interesse della vita e della salvezza della signora. E non è tutto, perché la decisione del trasferimento sarebbe stata presa per evitare che il decesso avvenisse nel reparto degli Spedali civili di Brescia, con la conseguente perdita di credibilità della struttura diretta da M.

Un’accusa da sempre respinta al mittente, da parte del professionista, che aveva parlato di “vendette architettate nei miei confronti da persone che lavorano all’interno dell’ospedale”.

Adesso, però, una nuova perizia agli atti avrebbe però dimostrato che niente avrebbe potuto salvare la vita della donna e che quindi il medico non ha responsabilità.

Il magistrato ha però chiesto anche il rinvio a giudizio per il reato di falso in atto pubblico sostenendo che il medico, che si è autosospeso dall’incarico ad inizio indagine, durante l’intervento si sarebbe assentato.

Inoltre, in un momento successivo. avrebbe falsificato la cartella clinica della paziente.

 

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