Ai camici bianchi viene contestata una presunta diagnosi errata nella fase assistenziale di un giovane di 37 anni, giunto in codice giallo al Pronto soccorso dell’ospedale di Nocera Inferiore
Due medici dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore finiranno a processo per il decesso di un 37enne di Scafati, in provincia di Salerno. Il Giudice per l’udienza preliminare ha infatti ritenuto di rinviarli a giudizio per omicidio colposo accogliendo l’ipotesi accusatoria secondo cui il giovane sarebbe morto per una presunta diagnosi errata durante la fase assistenziale.
Il fatto, ricostruito dal Mattino, risale al 12 marzo del 2016. L’uomo, figlio di un consigliere comunale, sarebbe giunto in Pronto soccorso in codice giallo. In base a quanto riportato dal quotidiano partenopeo, sarebbe stato sottoposto a un prelievo di sangue per delle analisi e quindi, dopo circa due ore, trasferito nella sala ecografie.
Il paziente avrebbe presentato una cirrosi in stato avanzato.
Le sue condizioni sarebbero rapidamente peggiorate, tanto da renderne necessario il trasferimento alle 16.15 nella shock room per un edema polmonare acuto al quale sarebbe seguito un arresto cardiaco. Alle 16.50 era sopraggiunto il decesso.
I magistrati avevano inizialmente escluso responsabilità da parte del personale sanitario, riconducendo il decesso a uno “stato settico in paziente cirrotico”. La famiglia, tuttavia, aveva presentato una perizia di parte, il cui contenuto è stato accolto dal Gup.
In base a tale consulenza, i due medici avrebbero agito con “imprudenza, imperizia e negligenza”. In particolare, avrebbero omesso di diagnosticare un’insufficienza renale acuta, dovuta all’abuso di antinfiammatori, con conseguente ritenzione idrica. Il tutto, in un paziente, tra l’altro, con “cirrosi epatica scompensata”. Quindi, avrebbero omesso di praticare un trattamento “emodialitico extracorporeo” che avrebbe potuto ridurre la ritenzione idrica e sarebbe servito a superare la fase acuta. Spetterà ora al Tribunale valutare l’operato dei camici bianchi.
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