Avviata una istruttoria da parte dell’Antitrust sul caso bollette a 28 giorni. Si sospetta, infatti, che vi sia stato un accordo tra gli operatori telefonici a danno dei consumatori

Si apre un nuovo capitolo sul caso bollette a 28 giorni. Secondo l’Antitrust, infatti, c’è ipotesi di un accordo tra gli operatori, architettato a danno dei consumatori.

Per tale ragione, l’Antitrust avrebbe deciso di aprire un procedimento. Intanto, il nucleo speciale dell’Authority presso la guardia di Finanza ha effettuato le ispezioni nelle sedi delle principali società di telecomunicazioni (Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb) e nella sede Asstel, l’associazione che rappresenta gli operatori.

Sul caso bollette a 28 giorni, le ultime novità risalgono a lunedì scorso.

Quel giorno, il Tar ha respinto i ricorsi promossi dagli operatori tramite Asstel, contro la delibera con cui l’Agcom imponeva un termine per adeguarsi al proprio provvedimento che indica l’obbligo a fatturare a 30 giorni invece che a 28.

Una bocciatura che era nell’aria, del resto, dopo che l’imposizione della fatturazione a 30 giorni contenuta nel decreto fiscale diventato legge nel dicembre scorso (n. 172/2017).

Non solo.

Politici e associazioni dei consumatori avevano già presentato esposti all’Authority. In questi, denunciavano un aumento connesso al ritorno alle fatture a 30 giorni di circa l’8,6%. Questo aveva portato a ipotizzare un accordo fra le compagnie che avevano annunciato il ritorno alla fatturazione ‘solare’ a partire da aprile.

L’Antitrust ha così deciso di avviare un’istruttoria nei confronti delle società Tlc e di Asstel.

Lo scopo dichiarato è quello di accertare se sia stata stretta un’intesa, al fine di coordinare la propria strategia commerciale dopo lo stop alle bollette a 28 giorni.

Secondo le ipotesi dell’istruttoria, l’accordo suddetto sarebbe sfociato “nell’adozione di pressoché identiche modalità di attuazione dell’obbligo” introdotto dalla legge 172/2017 “per gli operatori di servizi di comunicazione elettronica di prevedere per i contratti stipulati una cadenza di rinnovo delle offerte e della fatturazione dei servizi su base mensile o di multipli del mese”.

In effetti, come dichiarato da Agcom, Fastweb, Tim, Vodafone e Wind Tre hanno comunicato quasi contestualmente del cambiamento in atto.

Per questo il sospetto di un accordo tra operatori pare fondato.

Un accordo “finalizzato a preservare l’aumento dei prezzi delle tariffe determinato dalla iniziale modifica della periodicità del rinnovo delle offerte (da mensile a quattro settimane), e a restringere al contempo la possibilità dei clienti-consumatori di beneficiare del corretto confronto concorrenziale tra operatori in sede di esercizio del diritto di recesso”.

Per raggiungere lo scopo, gli operatori avrebbero “concertato la variazione delle condizioni contrattuali”.

L’istruttoria si concluderà entro il 31 marzo 2019.

Nel frattempo, oggi, i funzionari dell’Autorità hanno eseguito ispezioni nelle sedi degli interessati, con l’ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza.

 

 

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