C’è spesso molta confusione sui certificati sportivi, che vengono rilasciati anche da chi non potrebbe farlo. Ma si può incorrere in rischi penali

Accade spesso che, all’atto di iscriversi in palestra o in altre strutture, vengano richiesti certificati sportivi.
Questi vengono sovente rilasciati da un medico, che spesso non è né medico di famiglia né pediatra né medico specialista in Medicina dello Sport né iscritto alla Federazione medici sportivi.

Ma cosa accade se la persona che riceve tali certificati sportivi poi accusa un malore?

Se il medico ha rilasciato un certificato “banale” su carta bianca si rischia meno, ma qualora il certificato per lo sport non agonistico venga redatto su modello ministeriale il medico può incorrere in rischi anche penali.
In questo modo può nascere un problema da una situazione in origine non complessa.
La palestra non affiliata CONI, infatti, non è tenuta a chiedere certificato sportivo salvo che l’assicurazione per tutelarla non gliela chieda.

In merito ha fornito chiarimenti Guido Marinoni, medico di famiglia e segretario Fimmg Bergamo nonché esperto della tematica.

“Il ‘decreto del fare’ del 2013 – dichiara Marinoni – esentava dal certificato medico i soggetti praticanti attività ludico motoria non tesserati alle Federazioni sportive nazionali, alle Discipline e agli Enti riconosciuti dal Coni”.
Ma questo non significa che le scuole e le palestre non possano continuare a chiedere il certificato non agonistico.
“Il medico convenzionato – prosegue – di fronte alla richiesta del suo assistito, certificherà in modo obiettivo, ovviamente in libera professione”.

È poi frequente che la palestra dirotti l’utente da un medico più “a portata di mano”.

Per Marinoni si possono porre due possibilità.
La prima “è che la palestra chieda il certificato sportivo non agonistico redatto su modello ministeriale, che possono compilare solo medici di famiglia, pediatri, medici Fmsi e medici sportivi”. Questo riguarda tutti gli sport praticati in società affiliate CONI tranne quelli inseriti in un elenco specifico. Qui è consigliabile che il paziente vada dal suo medico o dal medico sportivo.
C’è poi la seconda opzione.
“Può invece accadere che la palestra si contenti di un certificato redatto su carta bianca – dice Marinoni – meramente lecito, ma senza lo stesso valore del certificato non agonistico ove lo si volesse utilizzare con le finalità di quel certificato, e questo può essere redatto da qualsiasi medico in libera professione”.
Dal 2013, anno in cui il decreto del fare cercò di abolire l’obbligo di certificati sportivi per le pratiche non agonistiche, le palestre continuano a chiedere il modello.
Non solo, anche l’elettrocardiogramma. Esame che serve una sola volta nella vita entro i 60 anni ma va fatto annualmente da infrasessantenni con patologie croniche conclamate. Oltre che dagli over 60 anche con un solo fattore di rischio.

Quanti tipi di certificati sportivi ci sono?

Quattro, i principali. Insieme a quello per l’attività agonistica che richiede un iter presso il medico sportivo ed è regolato dal Decreto Ministero Salute 18/2/82 , c’è il certificato non agonistico obbligatorio rilasciato dal curante o dal medico sportivo.
Questo viene rilasciato a alunni che svolgano attività sportive parascolastiche; partecipanti ai giochi della gioventù nelle fasi provinciali e regionali; tesserati che delle Federazioni sportive nazionali, ed enti affiliati CONI.
Resta però fuori dall’obbligo certificatorio l’attività amatoriale dei non tesserati alle Federazioni sportive nazionali e agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI, ma le palestre possono sempre chiedere l’adempimento.
Un adempimento che torna obbligatorio e richiede test da sforzo nelle competizioni di particolare impegno cardiovascolare.
Qualche esempio? Le maratonine oltre 20 km, le gran fondo di ciclismo, il nuoto e lo sci.
Tutte pratiche solo in apparenza “non agonistiche” in quanto lo sforzo richiesto è compatibile con queste ultime.
 
 
 
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