Dispositivi medici, Piazza: «si risparmia a scapito dei pazienti»

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«Dagli stent indispensabili per fare funzionare il cuore dopo un infarto, ai pacemaker per farlo battere al ritmo giusto. Risparmiare può essere davvero costoso, soprattutto quando si parla della qualità dei dispositivi medici».

dispositivi medici chirurgici«Speriamo non sia il classico caso dell’“io ve l’avevo detto”», così parla Diego Piazza, presidente dell’Acoi (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani) che a «Responsabile Civile» denuncia la tendenza alla ricerca di un prezzo sempre più basso che ha ridotto in maniera drastica la qualità degli strumenti chirurgici al punto tale che i bisturi in Italia non tagliano più.

«Da una nostra inchiesta su migliaia di chirurghi – afferma Piazza – emerge una situazione di progressivo deterioramento e le conseguenze non sono solo estetiche. Dovendo usare maggiore forza per incidere, si rischia di tagliare oltre le intenzioni».
Una situazione, secondo il presidente dell’Acoi, diventata di anno in anno più preoccupante, malgrado le continue segnalazioni: «Purtroppo non è un fenomeno limitato solo ai bisturi, quando si predilige in maniera ossessiva il prezzo alla qualità si rischia di comprare qualcosa che di qualità ne ha ben poca. Il prezzo non può e non deve essere l’unico criterio di valutazione, a scapito della sicurezza. Non è una denuncia – aggiunge Piazza – ma un grido d’allarme, se continuiamo con questo trend, rischiamo che per presidi di alta tecnologia si abbiano prodotti scadenti che possono anche mettere in pericolo la vita del paziente».

Secondo l’ultimo rapporto presentato dal ministero della Salute sulla spesa rilevata dalle strutture sanitarie pubbliche del Ssn per l’acquisto di dispositivi medici, i costi sostenuti nel 2014 per l’acquisto di dispositivi medici ammontano a circa 5,7 mld di euro e rappresentano il 36,4%, del costo complessivo dei beni sanitari che, nello stesso periodo, ammonta a 15,6 mld di euro.

Con riferimento ai dispositivi medici, i dati mostrano una crescita del 1,8% rispetto al 2013; un aumento più contenuto rispetto alla variazione percentuale del 4,8% registrata nel 2013 rispetto al 2012. Se ha ovviamente un senso intervenire per evitare sprechi e distorsioni dei prezzi, al tempo stesso sarebbe utile evidenziare che non considerare come variabile fondamentale la qualità può comportare rischi per i pazienti che si traducono in spese maggiori per il Servizio Sanitario Nazionale: con più complicazioni, quindi nuovi ricoveri in reparto e aggravio del carico di lavoro in pronto soccorso, infezioni, in pratica una sorta di circolo vizioso.

Il tema dell’acquisto dei presidi medici guardando esclusivamente al prezzo, senza però bilanciare quest’ultimo con la qualità e l’innovazione dei dispositivi, comporta grandissimi problemi a molte categorie di pazienti. Il dott. Piazza ricorda che bisogna creare la giusta proporzione tra la qualità e il prezzo, aggiungendo inoltre, che i cittadini-pazienti «hanno diritto, come peraltro stabilito dalla Carta della Qualità in Chirurgia già nel 2007, alle cure o alla tecnica chirurgica più appropriata secondo gli studi di evidenza scientifica. La mediocre qualità dei dispositivi medici, vedi i bisturi utilizzati oggi, ha conseguenze sia estetiche, perché il taglio perde la famosa precisione chirurgica, sia infettive, perché, aumentando il trauma cutaneo per incidere una superficie, si aumenta il rischio di contaminazione batterica della ferita».

a cura di Alessandro Filippelli

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