Si è concluso il secondo processo di appello per la morte di Valeria Lembo, la donna deceduta nel 2011 al Policlinico di Palermo a causa della somministrazione di un dosaggio sbagliato (90 milligrammi anziché 9) di un farmaco chemioterapico

Tre condanne, leggermente ridotte, e un’assoluzione. E’ il verdetto del secondo processo di appello per la 34enne deceduta nel 2011 al Policlinico di Palermo, dove era in cura per un linfoma di Hodgkin, a causa del dosaggio sbagliato di un farmaco chemioterapico. Nello specifico, alla donna erano stati somministrati 90 milligrammi di vinblastina, anziché 9. Un errore risultato fatale. Per di più – secondo l’accusa – mascherato per ben cinque giorni dai responsabili come una gastrite post chemio.

Si tratta del secondo processo di appello sul caso. La Cassazione, infatti, lo scorso marzo aveva annullato con rinvio la sentenza per due imputati, mentre per altri due aveva disposto la rideterminazione della pena.

La Corte territoriale del capoluogo siciliano, nelle scorse ore, ha condannato il primario del reparto di Oncologia del nosocomio a 3 anni (da 4 anni e 6 mesi), oltre all’interdizione dalla professione anche in questo caso per tre anni.

A due anni e tre mesi è stata condannata l’oncologa in servizio al momento del decesso, inizialmente condannata a 4 anni e 4 mesi. Tre anni  e 5 mesi, infine (dai 4 anni e 8 mesi iniziali), per un medico specializzando, accusato peraltro di aver falsificato la cartella clinica cancellando lo zero in più.

I Giudici hanno invece ritenuto di assolvere un’infermiera, inizialmente condannata a 2 anni e 6 mesi, per non aver commesso il fatto.

Si tratta dell’operatrice che materialmente iniettò il medicinale alla paziente la quale, tuttavia, secondo la Corte di Cassazione aveva eseguito una disposizione che le era stata impartita, rendendo i medici edotti di quanto stava per fare; pertanto, la responsabilità non poteva ricadere su di lei. Si attendono ora le motivazioni della sentenza.

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