Emicrania, un passo avanti nella ricerca grazie agli studi condotti presso la Seconda Università di Napoli

La ricerca italiana si è nuovamente meritata una prima pagina. In questo caso parliamo di emicrania. Un gruppo di ricercatori della Seconda Università di Napoli è riuscito per la prima volta a “fotografare” uno dei mali più diffusi e comuni nel mondo aprendo così nuove possibilità per la diagnosi e per la cura.

I ricercatori, attraverso l’uso della risonanza magnetica funzionale, sono stati in grado, per la prima volta, di fotografare “l’aura”, quel particolare fenomeno che si verifica all’interno del campo visivo e che accompagna o precede un attacco emicranico e che lascia una vera e propria impronta nel cervello. Grazie a questi studi si sono potuti dunque differenziare due diversi tipi di emicrania: quella con aura ( laddove la corteccia visiva rimane molto attiva anche in assenza di attacchi) e quella senz’aura.

«Purtroppo, molto frequentemente – spiega il professore Alessandro Tessitore, coordinatore della ricerca – i pazienti con episodi di emicrania con aura o ancor di più con ‘aura senza emicrania’ sono costretti a peregrinare per diversi specialisti in attesa di una diagnosi corretta e di una conseguente terapia appropriata».

La ricerca in questione, ricca di importanti conseguenze in termini di gestione clinica e terapeutica si è meritata la copertina di una delle più importanti riviste scientifiche specializzate Cephalalgia. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità le cefalee sono da considerarsi la settima malattia più disabilitante (in particolare per le donne tra i 15 e i 44 anni) e colpiscono tra il 12-15% della popolazione mondiale. Solo in Italia a soffrirne sarebbero 9 milioni di persone.

Proprio su impulso dell’OMS il 12 settembre 2015, in occasione dello European Migraine Day of Action, ha preso il via anche in Italia la Campagna di sensibilizzazione “Under the hat” promossa dalla European Headache Alliance (EHA) volta a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tipo di patologia e che vede coinvolti ben 18 paesi. La campagna ha la finalità di spingere i pazienti affetti da emicrania (ce ne stanno 200 tipi differenti) a raccontare e condividere le proprie storie spiegando che tipo di impatto ha la malattia nella loro vita di tutti i giorni.

L’Italia tuttavia sta ancora un passo indietro. «Serve una legge che riconosca la cefalea come una malattia sociale», aveva affermato lo scorso 29 ottobre Paolo Martelletti, presidente della Società Italiana di Studi sulle Cefalee nell’ambito di un convegno tenutosi presso la sede del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr). «Non serve che il malato abbia tutto gratis – aveva spiegato Martelletti- ma ricordiamo che se una persona chiede al proprio medico di base un certificato perché è a letto con l’emicrania l’Inps lo rigetta».

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