Estrazione dentale provoca frattura mandibolare (Tribunale Civitavecchia, 04/11/2022, n.1135).
Estrazione dentale provoca la frattura mandibolare del paziente che reclama il risarcimento del danno.
Il paziente cita a giudizio l’Odontoiatra al fine di sentirlo condannare al risarcimento di tutti i danni derivanti dall’intervento di estrazione dentale eseguito in data 3.03.2015.
Deduce, in particolare, che il 20.02.2015 a causa di un forte mal di denti si era recato presso lo studio odontoiatrico per una visita; che all’esito della visita gli veniva prospettata la necessità di estrarre l’elemento dentario 4.8; che l’intervento veniva poi svolto in data 3.03.2015, dopo la sottoscrizione di un modello informativo relativo al consenso al trattamento sanitario incompleto ed aspecifico.
Dopo circa una settimana dall’intervento, l’attore accusava una intensa sintomatologia algo-disfunzionale della mandibola destra, diagnosticata poi tramite esame radiologico , in termini di “frattura mandibolare” per la quale si era reso necessario un intervento di riduzione e contenzione dell’emimandibola destra.
Il Giudice rammenta che nell’ipotesi in cui il paziente faccia valere la responsabilità del Medico per i danni derivatigli da un intervento, l’attore è tenuto a provare, anche attraverso presunzioni, il nesso di causalità materiale intercorrente tra la condotta del Medico e l’evento dannoso, consistente nella lesione della salute. Ciò significa che l’attore, nel caso concreto, ha l’onere di dimostrare che l’intervento di estrazione dentale è stato la causa della frattura mandibolare e che, in assenza di questo, il danno non si sarebbe verificato.
Il CTU conclude nei seguenti termini: “In relazione al momento in cui può essere avvenuta la frattura mandibolare in questione possiamo affermare con sicurezza che non può essere stata provocata dalla manovra estrattiva, in quanto l’esame radiologico effettuato dopo l’intervento non la rileva. Pertanto le ipotesi possono essere due: a) la frattura potrebbe essere avvenuta a seguito di masticazione in un ‘locus minoris resistentiae’. in riferimento al ‘crack’ percepito dal paziente. b) la frattura potrebbe essere avvenuta nel riferito calcio al volto dato da un paziente dell’ospedale durante una crisi epilettica, a seguito del quale comunque è stata obiettivata una mobilità di grado II dell’elemento 2.2 e la frattura coronale del 2.2. Per tali motivi, a mio parere, non essendo possibile asserire con assoluta certezza il momento in cui sia avvenuta la rima fratturativa, non possiamo riconoscere in modo certo il nesso causale tra Responsabilità Professionale dell’odontoiatra, lesione e menomazione residuata”’.
Relativamente al momento della frattura, dirimenti appaiono le dichiarazioni rese dall’Odontoiatra durante il controllo del 11.03.2015 e riportante nella cartella clinica, secondo la quale “il paziente riferisce di aver subito (4-5 dopo l’estrazione, da parte di un paziente dell’ospedale presso il quale fornisce attività professionale, durante una crisi epilettico convulsiva dello stesso) un calcio in corrispondenza del massiccio maxillo – mandibolo – facciale”.
Ergo, il Tribunale non ritiene che l’attore abbia fornito la prova, secondo il criterio del “più probabile che non” che sia stato l’intervento a causare i danni lamentati e, pertanto, la domanda di risarcimento del danno biologico viene rigettata.
Con un ulteriore domanda, l’attore chiede il risarcimento del danno per la lesione del proprio diritto all’autodeterminazione, avendo sottoscritto, nell’immediatezza dell’intervento, un modulo con informazioni generiche e non compilato in tutte le sue parti.
Tuttavia, l’attore non indica in alcun modo, in concreto, la lacuna informativa della quale si duole, né quali siano le informazioni che ritiene di non aver avuto in quanto non contenute nella modulistica debitamente sottoscritta e compilata nella parte relativa all’intervento di estrazione dentale.
Per tale ragione, viene respinta anche la domanda inerente la insufficienza del consenso informato.
Avv. Emanuela Foligno
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