La questione della formazione specialistica dei giovani medici è uno dei nodi cruciali del patto salute (articolo 22): si discute sul ruolo degli specializzandi e del loro accesso al mondo del lavoro

È ancora contesa tra atenei e sindacati medici sull’articolo 22 del patto salute: nel documento dell’intersindacale con il quale si vuole valorizzare il ruolo degli specializzandi, infatti, è stata prevista la formazione anche in strutture del Sistema Sanitario Nazionale (private o pubbliche, con assistenza da parte di un tutor e il rispetto di obiettivi imposti dagli ordinamenti didattici) e non solo in quelle universitarie, ma gli atenei temono una uscita progressiva della formazione specialistica dal sistema universitario.

In particolare, il presidente del Consiglio Universitario Nazionale Andrea Lenzi ha scritto al Ministro dell’Università Stefania Giannini spiegando che già esiste una riforma universitaria delle specialità che è in fase di collaudo, per questo, l’apertura del doppio canale formativo creerebbe non solo difficoltà, ma, verosimilmente, anche differenze nei percorsi formativi. Il rischio sarebbe quello di creare medici di serie A e medici di serie B. Per evitare questo rischio, andrebbero interpellate rappresentanze di docenti e studenti e andrebbe fatta informazione nelle scuole.

È Riccardo Cassi, presidente del Cimo, a rassicurare al riguardo: “La proposta mantiene all’università la formazione e il rilascio del titolo di specialista ma vuole consentire ai giovani medici di usufruire delle strutture e degli specialisti Ssn che niente hanno da invidiare, in termini di qualità professionali e di dotazioni tecnologiche, alle strutture a disposizione dei colleghi universitari”.

I sindacati, infatti, dal canto loro, hanno individuato in questa strategia un incremento delle prospettive di accesso, oltre che un migliore sfruttamento delle strutture del Ssn senza tagliare fuori gli atenei che, comunque, sarebbero incaricati di valutare la formazione finale degli studenti.

In questo qaudro si inserisce, poi, la posizione degli specializzandi, a loro volta preoccupati di finire per diventare dei “tappabuchi” come ha spiegato a “Responsabile Civile”  Andrea Silenzi del Sigm (Il Segretariato italiano Giovani Medici che ha rilanciato la campagna #NotFairNotSafe).

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