Il Movimento forense ha presentato un’istanza al Ministero del Lavoro, al Cnf, alla Cassa e all’Ocf, riguardante la gestione separata Inps per gli avvocati.

Lo scorso 28 marzo il Movimento Forense ha avanzato un’istanza formale contro la gestione separata Inps per gli avvocati.

I destinatari di tale richiesta sono il Ministero del Lavoro, il Consiglio Nazionale Forense, la Cassa Forense e l’Organismo Congressuale Forense.

In buona sostanza, il Movimento forense chiede che la gestione separata Inps per gli avvocati termini.

Nello specifico, si chiede a ciascuno per la propria competenza di provvedere a fare in modo che l’Inps ponga fine immediatamente ogni pretesa di iscrizione alla Gestione Separata.

Tra le richieste, inoltre, è compresa la revoca di provvedimenti già adottati.

In secondo luogo, si chiede che venga superata la situazione scaturita dalle richieste dell’Inps dopo l’operazione “Poseidone”. Si chiede, inoltre, che siano soppresse le pretese impositive nei confronti degli avvocati e le correlate sanzioni.

Il tutto, con la previsione della possibilità di operare la ricongiunzione gratuita dei contributi già versati alla gestione separata Inps.

Il Movimento Forense, nato oltre 10 anni fa, da sempre si pone l’obiettivo di far interagire l’avvocatura con le istituzioni e la politica al fine di migliorare la professione degli avvocati italiani.

In questa occasione, il Movimento si riferisce alle pretese avanzate dalla gestione separata Inps, rispetto agli avvocati.

Questi ultimi, infatti, prima dell’entrata in vigore della legge professionale, non risultavano iscritti alla Cassa Forense per motivi relativi al reddito, come era stabilito dal sistema previdenziale forense che vigeva in precedenza.

“È inaccettabile – si legge – il fatto che gli avvocati, i quali abbiano fruito della facoltatività di iscrizione alla cassa forense per motivi reddituali applicando una normativa vigente (e comunque versando il dovuto a titolo di contributo integrativo), vengano oggi trattati alla stregua di evasori, con conseguente applicazione di sanzioni”.

Secondo il Movimento Forense, agli stessi avvocati spettava comunque la compilazione e l’invio del Modello 5. Oltre, naturalmente, al versamento del contributo integrativo del 4% sull’imponibile Iva.

“I colleghi coinvolti nella sopra descritta vicenda – prosegue MF – hanno dovuto affrontare da soli l’inevitabile contenzioso per resistere avverso le pretese dell’Inps, sostenendone costi economici e psicologici, con conseguenze personali, familiari e professionali immaginabili e spesso gravose”.

Pertanto, le richieste dell’Inps non sono ritenute conformi, ma addirittura vengono definite “incongrue e gravemente vessatorie”.

La richiesta è quindi quella di riportare la vicenda “nei binari del buon senso e della legittimità”.

 

 

 

Leggi anche:

CASSA FORENSE, ALLO STUDIO LA RIDUZIONE DEL CONTRIBUTO MINIMO INTEGRATIVO

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui