In Italia la natimortalità riguarderebbe circa 180mila famiglie. Le disposizioni di legge in caso di mortalità perinatale, tuttavia, sono spesso erroneamente applicate

Secondo i dati pubblicati dalla rivista scientifica «The Lancet» nell’aprile 2011 sarebbero circa 2,6 i milioni bambini nati morti ogni anno nel mondo. Il 98 per cento dei casi si verifica nei Paesi poveri o in via di sviluppo, ma percentuali sempre più alte continuano a interessare i Paesi più ricchi. In Italia, la natimortalità riguarderebbe circa 180.000 famiglie.

La morte perinatale, oltre alle ripercussioni sulla salute psicofisica delle madri e della coppia. presenta notevoli criticità anche dal punto di vista amministrativo. Le norme previste dal nostro ordinamento relativamente alla sepoltura dei bambini sono spesso ignorate o erroneamente applicate in molti ospedali. In Italia, inoltre, non esistono disposizioni precise in relazione all’iscrizione di un bimbo nato morto all’anagrafe. Circostanza prevista invece in altri Paesi quali la Francia e la Germania.

Per la legge italiana, i bambini sono considerati “nati morti” solo quando abbiano superato le 28 settimane di gestazione al momento del parto.

Se un bambino quindi nasce morto dopo la 28° settimana dovrà essere registrato presso l’anagrafe. Successivamente, si potrà procedere alla sua sepoltura. Lo prevede l’art. 74 del Regio Decreto 09.07.1939 n. 1238.

I parenti, entro le 24 ore dall’espulsione o estrazione del feto, devono presentare domanda di seppellimento alla Azienda Sanitaria Locale. Questa deve essere accompagnata da certificato medico che indichi la presunta età di gestazione ed il peso del feto.

Per il seppellimento dei bimbi di età gestazionale sotto le 20 settimane, invece, è necessario richiedere i resti mortali del bambino all’ospedale e i permessi per il trasferimento al cimitero all’ASL.

Per un maggiore approfondimento sul tema e per una panoramica più dettagliata della normativa vigente in caso di natimortalità si invita a leggere l’articolo “I nati-morti, invisibili in Italia”, a cura della redazione scientifica.

 

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