Lo hanno sottoscritto, tra gli altri, rappresentanti del mondo accademico, dell’avvocatura e della magistratura per impedire l’arresto del percorso di cambiamento dell’ ordinamento penitenziario

Approvare definitivamente la riforma dell’ ordinamento penitenziario in attuazione della delega conferita con la legge n. 103/2017. E’ l’appello rivolto al Governo da varie associazioni in rappresentanza dei mondi dell’università, dell’avvocatura, della magistratura e del volontariato, tra cui Consiglio nazionale forense, Unione Camere penali italiane, Magistratura democratica, Antigone; a queste si aggiungono autorevoli giuristi e personalità della società civile.

Giunta a un passo dal varo definitivo con l’approvazione dello schema di decreto legislativo, la nuova normativa rischia una definitiva battuta d’arresto con la fine della legislatura. L’auspicio è invece quello di riportare, pur dopo le elezioni, l’esecuzione penale “entro una cornice di legalità costituzionale e sovranazionale dopo le umilianti condanne europee”.

“La riforma – si legge nel testo dell’appello – rappresenta niente più che il rifiuto, ideale prima ancora che giuridico, di presunzioni legali di irrecuperabilità sociale”. Essa affida alla magistratura “la piena valutazione sulla meritevolezza delle misure alternative e il bilanciamento degli interessi in gioco”.

Sarebbe davvero amaro, affermano i firmatari del testo, se il destino di questa stagione riformatrice “si concludesse con la beffarda presa d’atto che solo il carcere e non anche – e soprattutto – le misure di comunità svolgono efficacemente la funzione di garantire la sicurezza dei cittadini e riducono la recidiva”.

La mancata approvazione della riforma, o anche solo una sua regressiva rimodulazione, offuscherebbe la ‘messa a punto costituzionale’ dell’ ordinamento penitenziario.

Un intervento che impone lo spostamento del baricentro dell’esecuzione penale verso le sanzioni di comunità; il tutto accompagnato dalla selettiva rimodulazione dei presupposti per la concessione delle stesse e delle modalità per assicurare l’effettività del rispetto delle prescrizioni imposte.

“Crediamo – prosegue l’appello – che solo in questo possa consistere la ‘certezza della pena’, che nella sua effettività rieducativa e nell’efficace abbattimento della recidiva, statisticamente dimostrato, è l’unica ragionevole risposta ad un’opinione pubblica confusa e impaurita dal clima di insicurezza alimentato, troppo spesso, dagli organi dell’informazione”.

Un sistema penitenziario che accolga ed attui i principi della Costituzione dovrebbe inoltre favorire l’effettivo esercizio, da parte dei detenuti, di alcuni importanti diritti fondamentali; diritti che neppure lo status detentionis può del tutto comprimere, quali, in primis,  quello alla salute. La pena, infatti, priva l’uomo della libertà, ma non della sua dignità.

“Siamo convinti che la vittima del reato riceva maggior risarcimento morale da un’assunzione di responsabilità del colpevole, piuttosto che da una pena ciecamente afflittiva”. La riforma mira quindi a preservare la comunità da gravi forme di recidiva criminale attraverso la proposta di un impegnativo cammino di rientro.

“E’ per questo che chiediamo che l’impegno di varare la riforma sia mantenuto”, concludono i firmatari dell’appello. Infatti, uno Stato che sa offrire una speranza alle persone che ha condannato deve concedere loro l’opportunità di diventare buoni cittadini.

 

Leggi anche:

PROCESSO PENALE, APPROVATA LA DISCIPLINA DEI GIUDIZI DI IMPUGNAZIONE

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui