L’edizione 2017 del Programma Nazionale Esiti evidenzia anche una diminuzione del divario tra Mezzogiorno e Regioni del nord

La qualità dell’assistenza sanitaria in Italia migliora progressivamente. La buona notizia arriva dai risultati dell’edizione 2017 del Programma Nazionale Esiti (PNE), sviluppato dall’Agenas per conto del Ministero della Salute.

Il rapporto, presentato a dicembre, fornisce a livello nazionale valutazioni comparative di efficacia, qualità, sicurezza e appropriatezza delle cure prodotte nell’ambito del servizio sanitario.

Un altro dato incoraggiante è quello relativo al Mezzogiorno. Le Regioni del sud si avvicinano, sia pure gradualmente, a quelle del Nord.

Il miglioramento riguarda buona parte delle aree cliniche, tra cui quelle tradizionalmente critiche, quali l’ortopedia, la perinatale e dell’apparato digerente.

Il cambio di passo è evidente. Alcune Regioni meridionali hanno centrato e, talvolta, superato la soglia richiesta dagli standard internazionali.

I dati, secondo il Presidente Agenas, Luca Coletto rappresentano “decisivi segnali di incoraggiamento di un sistema sanitario, fortemente impegnato a garantire un elevato standard qualitativo di performance sanitarie”.

L’edizione 2017 del Programma Nazionale Esiti sui dati aggiornati al 2016, ha analizzato 166 indicatori (67 di esito/processo, 70 volumi di attività e 29 indicatori di ospedalizzazione). Gli indicatori di esito e processo più rappresentativi sono risultati la frattura del collo del femore, il taglio cesareo, infarto e ictus, e colecisti.

Per quanto riguarda le fratture del collo del femore il rapporto evidenzia un miglioramento nella tempestività di intervento chirurgico per i paziente sopra i 65 anni. Diminuisce peraltro la variabilità interregionale per tale tipologia di operazione.

La proporzione di parti cesarei per la prima volta scende sotto la soglia del 25% fissata dal Ministero della Salute. Continuano tuttavia a persistere differenze significative all’interno di ogni singola regione e tra le regioni.

Diminuisce dal 10,4% del 2010 all’8,6% del 2016 la mortalità a 30 giorni dal ricovero per infarto acuto del miocardio. In calo anche la mortalità a 30 giorni successiva a un episodio di ictus ischemico, con un valore nazionale del 10,9%.

Infine, rispetto all’area dell’apparato digerente, i ricoveri per eseguire un intervento di colecistectomia laparoscopica sono passati dal 58,8% del 2010 al 72,7% del 2016. Si tratta di dati in linea con la soglia prevista dal Ministero per gli interventi con degenza più estesa rispetto a quanto richiesto dalla natura di patologia e prestazione.

Il Programma evidenzia poi una diminuzione delle ospedalizzazioni nei casi di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e tonsillectomia.

Il calo deriva da una corretta gestione del paziente a livello di cure primarie.

Nel caso della BPCO si stima che solo nell’ultimo anno i pazienti cui è stata evitata un’ospedalizzazione non necessaria siano più di 24.000. Nel caso della tonsillectomia, gli interventi ‘risparmiati’ nell’ultimo anno tra la popolazione pediatrica, sono invece circa 6.400.

I miglioramenti di questa edizione del PNE, secondo il Direttore generale di Agenas Francesco Bevere, “testimoniano un decisivo contributo di tutto il personale sanitario”.  L’assistenza sanitaria è stata prestata in condizioni di efficienza e di equità, “nonostante le carenze di natura organizzativa e o di programmazione, presenti talvolta in alcuni contesti regionali”.
 

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