L’uomo, che aveva appena svolto un esame radiografico al Pronto soccorso dell’ospedale San Camillo, avrebbe provocato ingenti danni alle apparecchiature della struttura

Si sarebbe impossessato di un estintore e avrebbe cominciato a distruggere tutto quanto gli veniva a tiro. E’ quanto accaduto la mattina del 5 giugno al Pronto soccorso dell’ospedale San Camillo di Roma.

L’autore dell’aggressione, in base a quanto riferito dall’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) della capitale, sarebbe un uomo di 44 anni originario della Costa Rica, il quale, dopo essere stato sottoposto a un esame radiografico, si sarebbe impossessato di un estintore con cui avrebbe devastato porte e finestre dei locali riservati ai codici rossi, quello della Tac e le stanze per le ecografie provocando ingenti danni causati alle apparecchiature.

L’uomo avrebbe poi minacciato un agente della vigilanza intervenuto per fermarlo tentando di sfilargli la pistola d’ordinanza, senza riuscirci. Nel tentativo di placarne la furia, l’agente sarebbe uscito all’esterno dei locali e avrebbe esploso un colpo in aria.

La situazione si sarebbe normalizzata solamente con l’intervento dei carabinieri del Nucleo radiomobile che avrebbero condotto il paziente presso il carcere di Regina Coeli.

 “Il rischio è stato grande e ripropone in tutta la sua drammaticità l’emergenza sicurezza nelle strutture sanitarie” sottolinea l’Opi, evidenziando come se non si sono registrati feriti tra pazienti è anche grazie a due infermiere di turno che hanno provveduto subito a mettere in sicurezza i pazienti presenti nell’area rossa e nel resto del Pronto soccorso.

“Quanto accaduto qualche giorno fa al San Camillo di Roma – commenta il presidente del Sindacato Nursing Up Antonio De Palma – è un episodio da terzo mondo, ma soprattutto, questa non è retorica, deve riproporre con forza ai nostri occhi una situazione di drammatica attualità, quella della sicurezza del nostro personale sanitario e quindi anche dei nostri pazienti. Questioni che non devono più essere “riposte” in un cassetto”, sminuite o circondate di belle parole senza alcuna utilità pratica.

De  Palma punta il dito “contro un sistema sanitario, che a livello nazionale e regionale, continua a fare ‘orecchie da mercante’”.

Voi pensate a creare gli Osservatori, inasprite le pene con i disegni di legge, ma dove sono le strategie idonee per reprimere tutto questo sul nascere? Vero, mi dicono che sul posto c’era un vigilantes, che ha rischiato anche la vita, ma a questo punto mi pare evidente che per tutelare la salute di personale infermieristico, medico e naturalmente anche dei cittadini, occorre impiegare negli ospedali un numero superiore di addetti alla sicurezza. Non serve a nulla che i carabinieri, per quanto celeri, arrivino sul posto a cose fatte: quando gli infermieri hanno i volti tumefatti, i pronto soccorsi sono devastati e i pazienti hanno rischiato la loro incolumità fisica. Il Governo metta in atto, e lo faccia subito, azioni sinergiche per creare, negli ospedali, le condizioni per maggiori controlli preventivi. Per reprimere sul nascere la violenza inaudita. Basta con le parole e i proclami. I nostri infermieri – conclude il presidente del Nursing Up – rischiano la vita sul posto di lavoro. I nostri governanti si sentano finalmente responsabili della salute e del benessere di chi come noi, non si tira mai indietro, quando per la salute degli altri c’è da combattere. Qualsiasi sia il nemico “di turno” da affrontare”.

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