I camici bianchi erano accusati di lesioni colpose ma la perizia della difesa ha evidenziato che seguirono scrupolosamente il protocollo previsto dal tipo di diagnosi

“Il fatto non sussiste”. Sono stati assolti due medici dell’Ospedale Segni di Ozieri, in provincia di Sassari, che erano finiti sul banco degli imputati con l’accusa di lesioni colpose ai danni di un paziente cui era stata asportata la milza lesionata.

L’uomo si era recato presso il Pronto soccorso dell’Ospedale con un forte dolore al fianco. Il medico di turno, uno dei due camici bianchi a processo, lo aveva visitato e aveva ritenuto opportuno lo svolgimento di una visita cardiologica. Ma il cardiologo di turno, il secondo imputato, dopo accurati accertamenti aveva escluso che il dolore potesse derivare da problemi di tipo cardiologico e così il personale del Pronto soccorso aveva optato per le dimissioni.

Il giorno successivo, tuttavia, dal momento che il malessere persisteva e il dolore non accennava a diminuire, il paziente era tornato in Ospedale dove, in seguito a esami più approfonditi, era emersa una lesione alla milza che aveva convinto i medici a procedere a un intervento chirurgico per l’asportazione dell’organo.

La scelta di operare, secondo la consulente del pubblico ministero, non sarebbe stata quella giusta dal momento che si sarebbe potuta tentare una terapia conservativa dell’organo. Diverse le conclusioni del perito della difesa secondo cui, invece, l’asportazione della milza sarebbe stata l’unica via percorribile in quanto la lesione aveva strappato dei vasi.

Partendo da quest’ultima consulenza i legali dei due imputati hanno dimostrato in fase dibattimentale che ai loro assistiti non poteva essere attribuita alcuna responsabilità. Il cardiologo fece bene il suo lavoro, eseguendo tutti gli accertamenti necessari per escludere una patologia cardiaca; il medico di turno appurò, il giorno dopo le dimissioni del paziente, l’esistenza di una lesione che rendeva necessario e urgente l’intervento.

Il Tribunale ha accolto le ipotesi difensive emanando una sentenza di assoluzione per i due camici bianchi che, secondo il giudice, seguirono scrupolosamente i protocolli medici previsti per quel tipo di diagnosi.

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