La causa relativa all’ accertamento del maggior reddito contestato alla società costituisce un indispensabile antecedente logico-giuridico di quello nei confronti dei singoli soci 

In tema di contenzioso tributario, in caso di pendenza separata di procedimenti relativi all’accertamento del maggior reddito contestato ad una società di capitali e di quello di partecipazione conseguentemente contestato al singolo socio, quest’ultimo giudizio deve essere sospeso, in attesa del passaggio in giudicato della sentenza emessa nei confronti della società. Lo ha chiarito la Suprema Corte con l’ordinanza n. 30964/2018, pronunciandosi su un ricorso presentato dall’Agenzia delle Entrate in materia di accertamento Irpef.

La vicenda nasce dall’impugnazione, da parte di una contribuente, socia al 33% di una s.r.l., di un avviso di accertamento di maggiori ricavi. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano riconosciuto le ragioni della donna. Ciò pur ritenendo legittima la presunzione di distribuzione di utili ai soci di s.r.l. a ristretta base azionaria.

Nel ricorrere per cassazione le Entrate lamentavano l’omissione, da parte della CTR, della circostanza che la sentenza emessa nei confronti della società non fosse definitiva. Pertanto, il Giudice di appello avrebbe dovuto sospendere il giudizio relativo ai soci in attesa del passaggio in giudicato della pronuncia in questione.

La Cassazione ha ritenuto di aderire alle argomentazioni delle Entrate accogliendo il ricorso in quanto fondato.

Gli Ermellini hanno infatti chiarito che l’accertamento tributario nei confronti della società costituisce un indispensabile antecedente logico-giuridico di quello nei confronti dei soci. Ciò “in virtù dell’unico atto amministrativo da cui entrambe le rettifiche promanano, e non ricorrendo, com’è per le società di persone, un’ipotesi di litisconsorzio necessario”.

I Giudici di Piazza Cavour, peraltro, hanno ribadito sul punto quanto già sancito dalla giurisprudenza di legittimità. Nello specifico, che in materia di imposte sui redditi, nell’ipotesi di società di capitali a ristretta base sociale è ammissibile la presunzione di distribuzione ai soci di utili extracontabili ove sussista, a carico della società medesima, un valido accertamento di utili non contabilizzati, che ricorre anche quando esso derivi dalla quantificazione dei profitti contenuta in altra sentenza, pronunziata nei confronti della società, non ancora passata in giudicato”.

Pertanto, la circostanza che l’ accertamento del maggior reddito derivante dagli utili extracontabili sia contenuto in un atto impositivo non definitivo incide sulla individuazione dell’oggetto della distribuzione fra i soci. Non sulla operatività della presunzione di tale distribuzione. Di conseguenza, la causa relativa all’accertamento dei redditi non dichiarati della società viene a trovarsi in rapporto di pregiudizialità con le cause relative all’accertamento di maggiori redditi da partecipazione dei singoli soci. Da qui la decisione di cassare la sentenza impugnata, con rinvio alla CTR per un nuovo esame.

 

Leggi anche:

IMPOSTE NON VERSATE, LA DICHIARAZIONE INTEGRATIVA PRECLUDE L’ACCERTAMENTO?

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui