Il Ministro della Salute sottolinea la necessità di non interrompere il lavoro in Parlamento per arrivare all’approvazione della legge contro le aggressioni agli operatori della sanità

“Dobbiamo riprendere subito il lavoro in Parlamento per approvare la legge contro le aggressioni agli operatori della sanità. La sanità non è un campo di battaglia. E questo problema non deve essere sottovalutato perché la sicurezza nei luoghi di cura riguarda tutti noi”.

Il Ministro della Salute Giulia Grillo ribadisce con un post su Facebook la necessità di intervenire per porre fine a quello che definisce un “malcostume ingiustificabile”.

“Ogni cura – prosegue – inizia dal rapporto di fiducia tra paziente e operatore, un’alleanza che dobbiamo riportare al centro del sistema sanitario. E ricordiamo sempre che i lavoratori della sanità, sono impegnati giorno e notte nell’assistenza di tutti i cittadini, spesso con turni massacranti”.

“Servono regole nuove – conclude – per la sicurezza nelle corsie e negli ambulatori. Facciamo presto per il bene dei nostri lavoratori e dei pazienti. Solidarietà a tutte le vittime. Il Ssn siamo noi!”

Solo negli ultimi 10 giorni, in base a quanto denunciato da UGL Sicilia, sarebbero oltre 6 i casi di violenza ai danni di operatori sanitari in tutto il Paese balzati agli onori della cronaca. Il Sindacato, aveva puntato il proprio contro il disinteresse del mondo politico e della stessa Grillo. “Bastava infatti poco per garantire quantomeno una svolta netta, incrementando drasticamente le pene e aumentando il livello di vigilanza sia a livello tecnologico che fisico, per provare ad assicurare maggiore protezione in corsia e nei Pronto Soccorso”.

Per UGL Sicilia, è chiaro che il mantenersi di questo vuoto normativo e operativo, lascia indubbiamente libere le persone di fare ciò che vogliono. “Intanto – sottolinea la sigla sindacale – negli ospedali i medici e le unità di personale sanitario sono sempre di meno, visti i pensionamenti e il mancato turn over, ma ancor di più impauriti dall’idea di recarsi in un lavoro che appare più essere una trincea che un luogo di cura”.

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