Pubblicato il primo studio mondiale, effettuato all’Ospedale Molinette, che dimostra l’efficacia e la superiorità della metodica per il trattamento delle fratture orbitarie complesse rispetto alle tecniche tradizionali

E’ stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale “Plastic and Reconstructive Surgery” il primo studio mondiale che dimostra l’efficacia e la superiorità della navigazione intraoperatoria per il trattamento delle fratture orbitarie complesse rispetto alle metodiche tradizionali. La ricerca, durata due anni, è stata effettuata presso la Chirurgia Maxillo facciale universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, diretta dal professor Guglielmo Ramieri. Il lavoro è stato condotto dal dottor Emanuele Zavattero, dal dottor Fabio Roccia e dal dottor Giovanni Gerbino. Grazie ai risultati ottenuti, sottolinea una nota della struttura sanitaria, la metodica diventa standard di cura, modificando i precedenti protocolli terapeutici.
Il trattamento delle fratture orbitare complesse rappresenta ad oggi una sfida per il chirurgo maxillofacciale, a causa della delicatissima regione anatomica, della forma complessa da ricostruire e degli accessi chirurgici mininvasivi che permettono una limitata visualizzazione del campo operatorio. La navigazione intraoperatoria con accessi mininvasivi consente al chirurgo di pianificare e simulare l’intervento in alcune sue parti e di visualizzare su uno schermo del computer durante l’intervento la posizione di specifici strumenti chirurgici rispetto all’anatomia del paziente in tempo reale, aumentando così efficacia e sicurezza dell’intervento.
“E’ la prima volta però – spiegano da Torino – che in questo campo, i risultati degli interventi eseguiti con tale tecnologia vengono paragonati ai risultati degli interventi eseguiti con metodica tradizionale. Questa tecnologia consente inoltre una programmazione e simulazione preoperatoria tridimensionale (la creazione di un bersaglio dell’intervento, ovvero di un modello virtuale che corrisponda al risultato desiderato al fine di migliorare la predicibilità dell’intervento), mediante l’acquisizione e la manipolazione delle immagini (TC, RM, PET) e permette il trasferimento fedele del “planning” preoperatorio all’atto chirurgico, oltreché un controllo di qualità postoperatorio mediante la fusione ed il confronto delle immagini postoperatorie con il programma precedentemente elaborato. L’utilizzo della navigazione riveste inoltre un ruolo didattico con possibile appiattimento della curva di apprendimento per i giovani chirurghi”.
I pazienti arruolati nel gruppo di studio sono stati quindi operati con l’ausilio della piattaforma di navigazione che ha permesso, sulla base di dati TC, di creare una simulazione ed una “guida virtuale” del segmento anatomico da ricostruire (fase di pianificazione). In sala operatoria la navigazione è stata utilizzata per consentire al chirurgo di visualizzare in tempo reale la posizione di strumenti calibrati rispetto all’anatomia del paziente su uno schermo del computer, oltre che per seguire punto per punto la guida virtuale precedentemente elaborata al fine di ottimizzare la ricostruzione.
Ulteriore novità in questo campo, i dati postoperatori del risultato ottenuto sono stati paragonati con software a fusione di immagini alla pianificazione preoperatoria, unico vero modo per misurare in modo metrico e volumetrico (e quindi anatomico) la performance del chirurgo. I risultati ottenuti hanno dimostrato la superiorità della metodica alla tecnica tradizionale in termini di risultati clinici e di fedeltà della ricostruzione rispetto all’anatomia reale grazie all’utilizzo in sala operatoria delle “guide virtuali”.

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