Un’interessante sentenza sul concorso di colpa del paziente nelle cause che riguardano il risarcimento del danno da responsabilità medica
Con la sentenza n. 1667/2015 la Corte d’Appello di Roma si è espressa su un interessante caso di risarcimento del danno da responsabilità medica, riconoscendo il possibile concorso di colpa nel paziente, riformando la sentenza di primo grado che riconosceva la responsabilità piena del medico.
La Corte d’Appello ha infatti riconosciuto la colpa del paziente e così ridotto proporzionalmente la responsabilità del medico.
Il caso di specie riguardava una donna che si era “impigliata con l’anello del quarto dito della mano sinistra ad un cancello causandosi la lesione (consistita nello scuoiamento del dito)”, che contestava al convenuto l’esito dell’intervento sanitario: deformazione anatomica del dito, perdita di sensibilità e capacità di prensione, assenza di articolazione e cicatrici.
In primo grado, il medico è stato condannato al risarcimento del danno (oltre € 80.000,00) in quanto secondo il Tribunale “non appare inverosimile ritenere che una tempestiva e corretta diagnosi ed una tempestiva e corretta terapia avrebbero verosimilmente evitato l’evento negativo”.
Invece, la Corte d’Appello, in parziale riforma della sentenza impugnata, ha riconosciuto che il comportamento tenuto dal paziente, prima della diagnosi ed all’eventuale intervento del medico, possono contribuire, in varia misura, alla determinazione (come concausa) del residuato danno.
In questo quadro, così delineato, la sentenza della Corte d’appello di Roma, dà, in qualche modo, riconoscimento, nei giudizi di responsabilità medica, al possibile concorso di colpa del paziente (ex art. 1227 c.c.).
Nel caso di specie, ciò ha comportato la riduzione, proporzionale alla colpa del paziente, della responsabilità del medico e del risarcimento del danno (da circa € 80.000,00 a circa € 16.000,00).
Pertanto, la Corte, riconoscendo che “i detti postumi sono il frutto quanto meno del concorso del fatto colposo della danneggiata, che per propria evidente negligenza –distrazione si è provocata lo scuoiamento del dito”, rimedia all’errore compiuto dal Tribunale.
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La Redazione