Da questa settimana si è deciso di proporre una sintesi del caso clinico trattato con un video che ci sembra più adeguato per una rubrica polemica come lo è questa. Una sintesi di pochi minuti che fa il punto della situazione.

Sempre casi che lasciano allibiti e che evidenziano come il vulnus della responsabilità non è né nell’errore del medico, né nella contrattualità o extracontrattualità del rapporto medico-paziente. Ma è assolutamente concentrato nella frequente scarsa capacità medico legale dei consulenti di ufficio nominati dai giudici che rendono assai spesso futili i tentativi di conciliazione oltre che le cause.

Di seguito vi rappresento i passi critici della consulenza di ufficio che potete approfondire aprendo i pdf allegati.

Leggete questo passo e meditate:

In merito al consenso informato relativo al primo intervento chirurgico – lo stesso è stato rinvenuto agli atti e debitamente firmato dalla paziente, tuttavia risulta mancante la firma del medico responsabile. E’ riportato in esso la diagnosi e il trattamento. Si sottolinea come il consenso contiene tutte le principali complicanze legate all’intervento chirurgico a cui la paziente è stata sottoposta. Appare utile sottolineare in tal senso quanto riportato nel consenso e cioè:”….durante l’intervento può eccezionalmente verificarsi la lesione di una struttura all’interno dell’addome a cui può seguire emorragia e/o perforazione….Tutte le complicanze post-operatorie precoci possono richiedere terapie mediche intensive che possono allungare il periodo di degenza anche per settimane. In certi casi può essere necessario un nuovo intervento chirurgico….”.Viene riportata inoltre come complicanza:”…..insufficienza respiratoria dovuta a polmoniti e pleuriti…..”.

Alla luce di quanto è emerso si può affermare che la paziente è stata adeguatamente e correttamente informata sia sui rischi legati direttamente all’intervento di colecistectomia laparoscopica sia sulle complicanze relative a tutti gli interventi di chirurgia addominale sia nella modalità di esecuzione del trattamento chirurgico come anche la possibilità di conversione in base all’andamento dell’intervento stesso.”

E anche questo:

“…La lesione intestinale che la paziente ha subito durante il primo intervento chirurgico, come riporta la letteratura scientifica, può essere ricondotta a diverse cause come per esempio l’utilizzo dell’ ago di Verres o l’utilizzo dei trocars (anche se posizionati sotto visione ottica) o attraverso l’adesiolisi o attraverso l’utilizzo degli strumenti come il crochet, forbici, coagualatori o addirittura può essere avvenuta nell’ultima fase dell’intervento come per esempio durante la sutura dei punti di accesso o ancora altro. Certamente la lesione intestinale che ha subito la paziente è una complicanza possibile durante gli interventi in laparoscopia e si sottolinea peraltro che nel 39% la diagnosi di perforazione intestinale in corso di laparoscopia avviene solo nel post operatorio. Proprio per la sua prevedibilità e per la sua difficile individuazione intraoperatoria il chirurgo operatore ha ampiamente informato la paziente della possibilità di tale evenienza e di un eventuale intervento successivo come riportato nel consenso e agli atti”.

Dr. Carmelo Galipò

Scarica i pdf:

NOTE CRITICHE ALLA BOZZA DI CTU

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui