Il segretario dell’Associazione Luca Coscioni commenta l’innalzamento vertiginoso delle sanzioni per le donne  in caso di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) non avvenuta entro i termini stabiliti dalla Legge 194

«Il vertiginoso innalzamento della multa per aborto clandestino, sancito dal governo con il decreto depenalizzazioni, ci riporta a un clima pre-194». Non ha dubbi, il segretario dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo, nel commentare gli aumenti (fino a 200 volte) della sanzione scattati a partire dal 15 gennaio  a carico delle donne che interrompano volontariamente la gravidanza, ma fuori dai termini stabiliti dalla Legge 194 (quindi entro tempi stabiliti e in strutture idonee).

La norma era passata un po’ in sordina, ma a portarla alla ribalta del clamore mediatico ci hanno pensato le donne e le associazioni che hanno scatenato la protesta sul web a suon di hashhtag.

«La naturale conseguenza di quella che ci appare come una grave leggerezza legislativa, frutto probabilmente di un retaggio ideologico, è infatti che per paura di Equitalia le donne potrebbero scegliere di non chiedere assistenza in ospedale in caso di complicazioni» aggiunge Filomena Gallo che poi sottolinea come si tratti di «Una leggerezza imperdonabile da parte del governo, che porta in superficie anche una contraddizione marchiana. Se infatti da una parte il ministro Lorenzin finge di ignorare come l’obiezione di coscienza abbia causato il ritorno dell’aborto clandestino, tanto che nella sua relazione sull’applicazione della legge 194 non ne fa menzione, dall’altra vuole punire con multe salatissime le donne costrette a farvi ricorso perché a causa del crescente numero di medici obiettori non riescono a ottenere l’interruzione di gravidanza per vie legali. E’ bene ricordare che il 35 per cento degli ospedali italiani non applica la 194, nel silenzio del ministero e delle Regioni che non effettuano i dovuti controlli. Il risultato, quindi, è che invece di occuparsi della salute delle donne, sanzionando chi non garantisce il servizio, lo Stato punisce le vittime due volte: prima con la privazione dei diritti, poi con migliaia di euro di multa».

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