Il futuro del provvedimento sulle Dat (disposizioni anticipate di trattamento) resta incerto a causa dei 3.002 emendamenti presentati

Si è conclusa due giorni fa la discussione generale, in Commissione Sanità del Senato, in merito al disegno di legge sul consenso informato e sulle Dat (le disposizioni anticipate di trattamento). Ciò significa che, il seguito della discussione sulle Dat verrà rimandato a settembre, alla fine della pausa estiva. A quel punto, i senatori della XII Commissione dovranno attendere l’esito dell’esame da parte della Commissione Bilancio sui 3.002 emendamenti presentati.
Lo scenario che, attualmente, appare il meno probabile è quello di una forzatura che preveda l’invio del testo direttamente in Aula, senza quindi il mandato del relatore, per superare l’ostacolo dell’ostruzionismo.
E questo nonostante le dichiarazioni della scorsa settimana da parte della presidente della Commissione Sanità, Emilia Grazia De Biasi, la quale dando la colpa del rinvio ai 3.002 emendamenti presentati, aveva dichiarato: “Siamo in presenza di un atteggiamento di ostruzionismo, vista la grande quantità di interventi previsti in commissione e la presentazione di 3mila emendamenti. Ciò rende il percorso molto accidentato».
Le resistenze registrate all’interno della maggioranza, peraltro, non renderebbero auspicabile una eventuale forzatura, oltre al fatto – non secondario – che una decisione di questo tipo dovrebbe avere il placet del presidente del Senato Pietro Grasso, oltre che della Conferenza dei capigruppo.
Ma non è tutto, perché i numeri per far approvare il testo sul consenso informato e sulle Dat in Assemblea non sono per nulla scontati, una ragione in più per portare avanti il provvedimento senza però forzare troppo la mano.
Quanti agli emendamenti presentati, la maggior parte di questi provengono dalle file di Ln, FI e AP. In questo quadro, il PD dovrebbe quindi contare sull’appoggio del M5S per poter veder approvato il provvedimento. Ma è un accordo, questo, su cui nel Partito Democratico scommettono in pochi.
A questo quadro bisogna poi sommare i tempi certamente molto lunghi previsti per l’esame degli oltre 3000 emendamenti: elemento che, di fatto, mette a serio rischio l’approvazione del disegno di legge sul consenso informato e sulle Dat.
 
 
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