I professionisti sono finiti nel mirino della Procura di Padova dopo la denuncia presentata da una donna di 67 anni che nel 2015 aveva ricevuto una diagnosi di tumore epatico, salvo scoprire, nel 2017, che il cancro non c’era mai stato

Due medici dell’ospedale di Monselice risultano indagati nell’ambito dell’inchiesta aperta dopo la denuncia presentata da una paziente, ex volto noto del mondo della musica, per una diagnosi di tumore epatico in realtà inesistente.

La donna, 67 anni, si era sottoposta nel 2015 a una serie di test e analisi all’ospedale che avevano dato un responso tremendo: tumore maligno. Era quindi stata costretta a iniziare un ciclo di cure chemioterapiche, con tutte le conseguenze del caso in termini di debilitazione fisica e psicologica.

Nel 2017, tuttavia, in occasione di un controllo successivo alla completa remissione, un medico aveva ipotizzato che l’esame istologico sulla base del quale era stata diagnosticata la neoplasia, in realtà non presupponesse alcun tumore.

Da li la decisione far esaminare i vetrini a un perito, che aveva confermato l’inesistenza del cancro.

La signora aveva quindi avviato una causa civile nei confronti dell’azienda sanitaria per ottenere il risarcimento dei danni fisici e morali patiti. Nel contempo era stata presentata una denuncia penale per lesioni gravissime, con conseguente apertura di un’inchiesta da parte della magistratura, inizialmente contro ignoti.

Nelle scorse ore la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di due camici bianchi.

Tuttavia sussisterebbe versioni contrastanti tra le versioni fornite dal medico legale di parte e quello incaricato dalla Procura per stabilire, attraverso l’analisi della documentazione clinica, l’esistenza di un nesso causale tra le cure subite e la grave prostrazione psicologica in cui si trova l’ex cantante.

Il consulente di parte, infatti, affermerebbe l’esistenza di una “grave depressione” patita dalla donna a causa dell’errore. Il perito nominato dal Pm, invece, pur riconoscendo l’errore nella diagnosi, riterrebbe non sussistenti gli elementi per attribuire alla chemioterapia la depressione della donna, sottolineando come tale stato le fosse stata diagnosticato prima dell’aprile 2015.

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