Ascoltata in Commissione Igiene e Sanità del Senato, Roberta Chersevani, Presidente della Federazione, ha espresso apprezzamento per il testo del ddl all’esame di Palazzo Madama

“Una grande opportunità per il sistema Paese, in quanto garantisce, in una tematica di indubbia rilevanza e delicatezza, una disciplina omogenea e a regime su tutto il territorio nazionale”. Questo il giudizio espresso dal presidente della FNOMCeO, Roberta Chersevani, nel corso dell’audizione svoltasi oggi presso la Commissione Igiene e Sanità del Senato, rispetto al disegno di legge sulle Disposizioni Anticipate di Trattamento, attualmente all’esame della Commissione stessa.
Un disegno di legge che, secondo la Federazione dei Medici, valorizza la relazione tra medico e paziente. “Il medico – ha infatti affermato Chersevani – è coinvolto come professionista, come soggetto a tutela della Salute, come figura che ha fatto un percorso e come persona che si confronta con un’altra persona, quella fragile, che è a sua volta dentro un percorso di sofferenza fisica e morale”.
Chersevani ha espresso inoltre apprezzamento per il costante riferimento alla Deontologia Professionale e per la sensibilità e l’abilità del Legislatore nell’aver messo in campo una sorta di ‘Diritto mite’, che permetta di raggiungere un equilibrio tra la dignità umana del paziente e la dignità professionale e deontologica del medico.
“Il Codice Deontologico – ha spiegato – affronta nuove tematiche mediche e biomediche con esplicito riferimento, all’Articolo 20, alla “Relazione di cura”, nella quale si incontrano due soggetti: un soggetto, il paziente, che può esprimere le sue determinazioni e i suoi desideri e un soggetto, il medico, che ha la sua autonomia, sottolineando inoltre l’importanza dell’informazione, che deve essere comprensibile e completa”.
Il vertice FNOMCeO ha poi suggerito la modifica del termine ‘disposizioni’ con ‘dichiarazioni’, parola più aderente a rappresentare non solo le volontà ma anche i desideri del paziente. “Ho aggiunto il riferimento al desiderio – ha evidenziato Chersevani – perché, da medico, è difficile capire quanto, in certi momenti, è volontà e quanto è desiderio e, da paziente, è forse più facile dar voce ai desideri che alle volontà”.
“Allo stesso modo – ha concluso – non abbiamo sentito la necessità di fare distinzione tra ‘cure’ e ‘terapie’. La parola ‘cure’, che è utilizzata nel disegno di legge, ha infatti un’accezione più ampia, che comprende le terapie ma anche il dare aiuto, la vicinanza, il sollevare dalla sofferenza”.

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