Due ortopedici condannati per non aver sottoposto ad indagini adeguate un paziente, determinandogli un allungamento della malattia e una lesione grave.

Due ortopedici condannati dal Tribunale di Taranto con sentenza numero 378/2017  per non aver predisposto adeguatamente tutti gli esami utili ad una corretta diagnosi.
I due medici non si erano accorti di fratture e rotture di legamenti del paziente finché non lo hanno operato, quando sarebbe bastato sottoporlo ad una risonanza magnetica preventiva nucleare.
A seguito di questa mancanza, l’intervento è stato sbagliato e il paziente ha subito un secondo intervento riparativo, un allungamento del periodo di malattia e una lesione classificata come grave.
In questa occasione, il Tribunale di Taranto ha specificato che  per l’accertamento del nesso di causalità occorre far ricorso ad un giudizio controfattuale meramente ipotetico.

Il caso

Un paziente è arrivato in ospedale a causa di un infortunio durante una partita di calcetto. Soltanto durante l’intervento, i due ortopedici condannati per imprudenza, imperizia e negligenza si erano accorti della presenza di fratture e rotture di legamenti. Per individuarle sarebbe a bastata una preventiva risonanza magnetica nucleare.
Di conseguenza, il quadro traumatico del paziente non era stato oggetto di un adeguato trattamento chirurgico. Come se non bastasse, i due medici hanno dimesso il paziente senza prescrivergli una terapia antibiotica.
Il nesso di causalità
Il Tribunale di Taranto ha ricordato che in caso di responsabilità per condotte omissive in fase diagnostica “occorre far ricorso ad un giudizio controfattuale meramente ipotetico”.
Con esso va accerto se il comportamento omesso “avrebbe, con un alto grado di probabilità logica, impedito o significativamente ritardato il verificarsi dell’evento o comunque ridotto l’intensità lesiva dello stesso”.
In questo caso, poiché dopo il primo intervento (sbagliato per diagnosi non corretta) era stato eseguito un intervento riparativo (corretto) è chiaro, per i giudici, che laddove i medici avessero provveduto a praticare la seconda operazione subito non ci sarebbero state le conseguenze negative per il paziente.
I due ortopedici sono stati dichiarati colpevoli del reato di lesioni personali colpose e condannati, con applicazione delle circostanze attenuanti generiche, alla pena di venti giorni di reclusione ciascuno e al pagamento delle spese processuali.
 

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