Alcuni pazienti hanno ricevuto dall’ospedale San Camillo dei farmaci aperti, da cui sono state sottratte alcune fiale. La denuncia dell’Adipso all’Aifa

“Un paio di settimane fa al San Camillo di Roma è avvenuto un fatto veramente increscioso e grave”. A parlare è Mara Maccarone, presidente dell’Adipso, Associazione per la difesa degli Psoriasici, che racconta a Responsabile Civile la vicenda. “Alcuni pazienti in cura presso il Dipartimento di Dermatologia sono andati a ritirare i farmaci prescritti dal medico e hanno ricevuto una confezione aperta, da cui era stata sottratta la metà delle fiale per darle ad altri pazienti”.
Per la presidente Maccarone, “si tratta di un atto gravissimo, che testimonia come il paziente sia sempre l’ultima ruota del carro e di come i suoi diritti vengano continuamente calpestati, come se l’art. 32 della Costituzione non esistesse. Quando lo specialista dermatologo fa una prescrizione deve essere rispettata, nessun altro, nemmeno il farmacista, può apportare delle modifiche”.
La presidente dell’Adipso ha chiamato personalmente la farmacia ospedaliera del San Camillo per chiedere cosa sia successo: “Ho parlato direttamente con la farmacista che ha manomesso la confezione, la quale mi ha risposto di non essere tenuta a dare spiegazioni! E nel caso un paziente avesse dei problemi, se una fiala provocasse delle reazioni avverse, il paziente chi lo tutela?”
Uno dei pazienti che ha ricevuto i farmaci aperti ha raccontato all’Adipso che la divisione delle fiale sarebbe avvenuta davanti a lui. L’uomo soffre di psoriasi artropatica e deve fare un’iniezione a settimana. Il pacco gli sarebbe bastato per un mese.
“I pazienti erano in fila per ritirare i medicinali, uno era il quarto e dopo di lui c’era un’altra persona”, continua la presidente Maccarone. “Al suo turno le confezioni erano finite, ne restava soltanto una che sarebbe spettata a lui. La farmacista, invece, ha aperto la confezione e ha distribuito due fiale a uno e due all’altro paziente. Ma il talloncino per identificare la confezione è soltanto uno, a quale dei due è stata registrata la confezione? Se uno dei due si sente male, come dimostra dove ha preso le fiale?”
A quanto sembra, la scarsità dei farmaci non sarebbe cosa nuova, sempre più pazienti si lamentano della mancanza di scorte adeguate a soddisfare il bisogno di tutti gli iscritti al registro degli aventi diritto.
“Il 12 giugno ho consegnato all’Aifa delle foto dei farmaci aperti scattate da un paziente, e una lettera di protesta”, conclude la presidente Maccarone, “questa storia non può finire qui”.
Aspettiamo quindi di sapere quale sia la posizione dell’ospedale San Camillo sulla vicenda, per pubblicarla sulla nostra testata.

Ersilia Crisci

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