La Cassazione si è espressa ed ha precisato se i figli che abbandonano i genitori commettono reato

Con la sentenza 44098/2016 gli ermellini hanno chiarito che anche lasciare il padre anziano da solo rappresenta l’abbandono di persone incapaci e penalmente sanzionata.
L’accudimento non è più dunque un percorso a senso unico e così ciò che valeva per i figli, ora vale anche per i genitori. Abbandonarli è reato. La Cassazione “fa giurisprudenza” e la sentenza su un singolo ricorso diventa indicazione generale.
Chi lascia allora il proprio genitore in stato di pericolo risponde del reato di abbandono di incapace previsto dal Codice Penale punito con la reclusione da 6 mesi a 5 anni.
La sentenza deriva dal caso specifico di un anziano signore che in seguito all’abbandono da parte della propria famiglia versava in uno stato di salute pericoloso. La sentenza condanna la figlia e l’obbligo di accudire i genitori non è più solo morale ma stabilito per legge.
In realtà esistendo il reato di abbandono di persona minore o incapace previsto dall’articolo 591 del Codice Penale non si tratta di una novità assoluta nell’ordinamento giuridico. Infatti i giudici, nell’emettere la sentenza, hanno fatto riferimento ad altre fonti normative che già indicano i doveri di cura e accudimento nei confronti dei genitori e l’abbandono già di per sé rappresenta la lesione di un interesse giuridicamente tutelabile dalla norma incriminata.
L’articolo 29 della Costituzione già riconosce la famiglia come una società naturale e nell’articolo 3 ricorda la pari dignità sociale di ogni cittadino di fronte alla legge e l’articolo 2 ricorda il valore della solidarietà richiedendo l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
A questi doveri di solidarietà sociale vengono meno i figli che trascurano i genitori.
Anche il Codice Civile contiene importanti ed espliciti riferimenti agli obblighi dei figli verso i genitori come l’obbligo di rispetto (art.315 bis C.C.) e l’obbligo di assistenza.
Nell’articolo 433 C.C. sono elencate le persone a prestare gli alimenti a chi si trova in stato di bisogno. Al secondo posto dopo il coniuge il legislatore ha posto il figlio.
 
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