Ma per la Associazioni rimangono irrisolti i nodi delle coperture finanziarie 

Il Premier Paolo Gentiloni ha firmato ieri il Dpcm sui nuovi Livelli essenziali di assistenza e sul Nomenclatore delle protesi. L’annuncio è arrivato via twitter dal Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che parla di passaggio storico per il nostro Sistema sanitario nazionale.  Affinchè i Lea diventino  legge mancano ora solamente due passaggi, il via libera della Corte dei Conti e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Tra le novità nell’ambito delle prestazioni che il Ssn dovrà garantire – gratuitamente o dietro pagamento del ticket – figurano la fecondazione assistita eterologa ed omologa, gli screening neonatali, oltre a nuovi vaccini (anti Pneumococco, anti Meningococco e anti Varicella). Riguardo ai vaccini il Ministro ha precisato all’Ansa che saranno gratis per tutti e senza pagamento del ticket, perché, in quanto non sono da considerarsi una cura ma attengono alla prevenzione collettiva della popolazione.
Lorenzin ha inoltre rimarcato che per l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza non bisognerà attendere altri 15 anni, ricordando come sia stata infatti costituita la Commissione nazionale per l’aggiornamento dei Lea, “che avrà il compito di monitorare costantemente il contenuto dei Lea, escludendo prestazioni, servizi o attività che divengano obsoleti e valutando di erogare a carico del Servizio sanitario nazionale trattamenti che, nel tempo, si dimostrino innovativi o efficaci per la cura dei pazienti”.
Lo stanziamento previsto è pari a 800 milioni; ma  proprio su tale cifra si concentrano numerose perplessità da parte di chi, pur salutando con favore le novità introdotte da una misura attesa da anni, nutre dubbi circa la sostenibilità economica del provvedimento.
“Siamo tra i primi a guardare positivamente all’introduzione di molte prestazioni nei Lea – sottolinea il segretario degli specialisti ambulatoriali del Sumai-Assoprof, Antonio Magi –. Certamente anche per quanto riguarda l’aggiornamento del nomenclatore della specialistica ambulatoriale, che ha più di 20 anni, è positivo che si sia fatto un tagliando (anche se sui ritocchi alle prestazioni odontoiatriche rimaniamo dubbiosi) ma le perplessità sull’insufficienza degli 800 mln vincolati al Fondo sanitario, paventati in primis dalle Regioni, che sono poi gli erogatori finali del nostro diritto alla Salute, non possono farci dormire sonni tranquilli. Sarebbe veramente pericoloso – sottolinea Magi – approvare un provvedimento senza un’adeguata copertura finanziaria alimentando false speranze nei cittadini e facendo crescere quel senso di sfiducia verso le strutture pubbliche che invece il Dpcm vorrebbe proprio alleviare. In questo senso e per evitare storture siamo fiduciosi che la nuova Commissione Lea sia reattiva e sappia porre rimedio ad eventuali problematiche in corso d’opera”.
Sulla stessa linea il Fassid. “Troppi anni di rimpallo tra Ministero Salute, Mef e Regioni hanno ritardato la pubblicazione dei nuovi LEA – afferma il coordinatore Mauro Mazzoni – Oggi finalmente arriva la firma del premier Gentiloni. Ma non è sciolto il nodo della scelta politica delle risorse. Annunciare che una serie di prestazioni innovative saranno garantite senza adeguati finanziamenti,  rischia di diventare un boomerang per il Ssn. La revisione dei Lea era prevista da un Patto per Salute che aveva concordato la necessità di 115,444 miliardi per il fondo sanitario 2016. Siamo invece a 111 miliardi. Con una mano si offrono 771,88 milioni per finanziare, sulla carta, più prestazioni, con l’altra mano si  tolgono le risorse già programmate, ben più alte. Il Governo nel Def ha programmato una matematica riduzione della percentuale dei fondi da destinare alla sanità, fino a scendere nel 2019 al 6,5%, soglia al  di sotto della quale siamo alla riduzione dell’aspettativa di vita”.
E anche la Cgil parla di atto di grande importanza che riguarda il diritto alla tutela della salute e alle cure dei cittadini”, evidenziando tuttavia come con l’attuale insufficiente livello di finanziamento per la sanità rischi di essere un provvedimento velleitario. “L’esperienza di questi anni – afferma il segretario confederale, Rosaria Dettori – ci ha insegnato che non basta definire o aggiornare i Lea per garantire questi diritti e per assicurarli in modo uniforme in tutto il Paese”. Per la dirigente sindacale infatti “servono innanzitutto risorse adeguate: manca una copertura finanziaria effettiva e i costi dichiarati non sono affatto certi”. Nello specifico, analizzando la tabella della Relazione Tecnica che accompagna il Dpcm, si evidenzia come “per il 2016 i costi aggiuntivi dei Lea vanno a gravare sul finanziamento esistente, già pesantemente ridotto per effetto delle ultime Leggi di Stabilità”, che “per il 2017 si vincola un’ulteriore parte della quota dei nuovi Lea al Piano Vaccini e che nel 2018 manca un miliardo a causa della riduzione del Fondo Sanitario Nazionale da 114 a 115 miliardi”. Insomma, sottolinea la segretaria confederale Cgil, “aumentano le prestazioni da garantire ai cittadini ma a parità di finanziamento complessivo, con il rischio creare un’inaccettabile ‘selezione’ delle prestazioni o di non poterle garantire immediatamente”.

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