Martedì scorso il caso del bambino siciliano che si è recato a scuola e non ha trovato i compagni (intenti a scioperare per volere dei genitori contro di lui); l’anno scorso il caso del bimbo di Belluno escluso dal catechismo; la scorsa primavera invece avevano fatto scalpore i casi di autistici esclusi dalle gite scolastiche, a favore dei quali si era schierata la ministra Giannini.

Sempre più spesso si verificano casi di esclusione di bambini disabili. Quando si tratta di autismo, l’esclusione è doppia in quanto al disagio del bambino autistico ad accettare l’ambiente sociale nel quale viene posto, si somma la difficoltà dell’ambiente ad accettare le “stranezze” autistiche.

Proprio la scorsa settimana, infatti, una madre con cui stavo concludendo una diagnosi, nel darmi degli esempi delle difficoltà della figlia, mi diceva che aveva rivisto una foto della bambina alle scuole elementari e aveva fatto una riflessione: quello scatto sembrava un fotomontaggio, nel quale avevano ritagliato la sagoma di sua figlia da un altro contesto e l’avevano “appiccicata” dentro una scolaresca.

Ebbene sì, ci sono delle difficoltà del soggetto che fa parte dello spettro ad integrarsi all’ambiente, ma anche l’ambiente ha le stesse difficoltà ad accogliere il soggetto!

Un lavoro di ricerca di Dawson e coll. ha preso in considerazione un gruppo di 50 adolescenti, di sesso maschile tra i 15 ed i 18 anni con un’intelligenza nella norma e che facevano parte dello spettro autistico, e lo ha comparato con un gruppo di controllo di 90 ragazzi al di fuori dello spettro per quanto riguarda abitudini ed esperienze sessuali. Non è mia intenzione scendere nei dettagli dello studio, ma solo sottolineare che tra i ragazzi dello spettro, 2 (due) hanno ammesso di essere stati costretti ad avere esperienze sessuali, mentre 3 (tre) hanno ammesso di aver fatto ricorso all’intimidazione per ottenere approcci sessuali. Questi dati non erano presenti per la controparte di ragazzi fuori dallo spettro. Perché? Sono più buoni?

Gli Autori non danno alcuna spiegazione di questo aspetto, ma credo che questi dati evidenzino solo una caratteristica presente nella stragrande maggioranza di soggetti autistici: non sanno mentire! Non sono più aggressivi, pericolosi o chissà cos’altro, anzi lo sono di meno e quando accade che facciano qualcosa che non va… non sanno mentire.

Dice la madre del bimbo siciliano contro cui si è scioperato: “Ha un rendimento altissimo ma viene identificato come un bambino che si comporta male. E quindi viene punito: ad esempio, è stato obbligato a mangiare da solo”. Ecco, è ancora troppo presente una cattiva interpretazione dei comportamenti dei soggetti dello spettro in cui i segni ed i sintomi di una sindrome, vengono confusi con il capriccio (più o meno pericoloso) da punire ed estirpare! Sono troppi gli stereotipi ancora presenti sull’autismo e troppa ignoranza che sfocia in paura di affrontare la questione.

Un’ultima riflessione: non si nasce con un bagaglio di pregiudizi e diffidenze, ma li si strutturano nel corso della vita, a partire dalla relazione con l’altro genitoriale. Qual è l’insegnamento, il messaggio che hanno inviato i genitori ai propri figli facendoli scioperare contro un compagno disabile?

Dr.ssa Rosaria Ferrara

(Psicologa)

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