Erano accusati della morte di un paziente ricoverato con una polmonite bilaterale, ma la loro responsabilità è stata esclusa per insufficienza di prove
Erano finiti a giudizio con il capo di imputazione di omicidio colposo per il decesso di un paziente di 43 anni. Per due medici in servizio all’epoca dei fatti presso l’Ospedale di Oderzo, la vicenda si è conclusa con l’assoluzione con formula piena per insufficienza di prove.
La vicenda risale all’ottobre del 2015. Come ricostruito dalla Tribuna di Treviso, il paziente era stato ricoverato il 6 ottobre con una polmonite bilaterale e presentava dispnea, stato confusionale e ipossia. Morì il 30 ottobre, dopo 24 giorni, venti dei quali trascorsi presso il reparto di terapia intensiva.
La Procura aprì un’inchiesta che portò al rinvio a giudizio di due camici bianchi, un anestesista e un medico di turno presso l’Unità operativa di medicina.
Secondo l’accusa l’ anestesista non avrebbe rispettato le linee guida per la sicurezza in anestesia e il mancato monitoraggio del paziente. Nei confronti dell’altro medico era stata invece ipotizzata una responsabilità per non aver valutato i gravi valori che il paziente presentava già all’ingresso in Ospedale. Inoltre, nel capo di imputazione gli veniva contestato il mancato monitoraggio “della tendenza del valore della saturimetria, nonché l’aver prescritto la somministrazione di farmaci sedativi con effetti depressori del respiro”.
I due professionisti sono stati giudicati con il rito abbreviato, sulla base degli atti d’indagine prodotti dalla Procura. Al termine della requisitoria lo stesso pubblico ministero ne ha chiesto l’assoluzione per “insufficienza delle prove”. In sede dibattimentale, infatti, non sono state fornite prove della loro colpevolezza.
Sei un medico e sei stato accusato ingiustamente? Scrivi per una consulenza gratuita a redazione@responsabilecivile.it o scrivi un sms, anche vocale, al numero WhatsApp 3927945623
Leggi anche:
PAZIENTE MORTO DOPO UNA ANGIOPLASTICA, ASSOLTO UN ANESTESISTA
