Le donne subiscono una disparità retributiva di genere. A parlare chiaro sono i dati, che nel nostro paese sono sempre più negativi. 

Difficile da credere, eppure esiste veramente una disparità retributiva di genere tra uomini e donne (il cosiddetto gender pay gap). Un divario trasversale che investe pubblico e privato, lavoratori specializzati, operai, quadri, dirigenti e che si registra anche per ogni livello d’istruzione.

Nonostante in altri ambiti le differenze tra uomo e donna nel tempo si sono sempre più assottigliate, la disparità retributiva di genere continua a resistere.

Le donne guadagnano il 28% in meno degli uomini

Il gender pay gap investe anche il settore sanitario, con dati preoccupanti. La media nazionale per la disparità retributiva di genere in Italia è pari al 12% ma nel comparto della sanità raggiunge il 28%, secondo gli ultimi dati di Eurostat elaborati sulla retribuzione del 2014. Gli uomini guadagnano in media 43.367 euro mentre le donne 31.088 euro.

Un dato ancor più allarmante se si considera che nel comparto sanità – nei report citati indicato come servizi alla persona – la componente femminile è nettamente superiore a quella maschile.

La differenza salariale di 12.279 euro relega l’Italia al terzultimo posto della classifica, prima solo di Regno Unito e Finlandia dove la disparità retributiva di genere è rispettivamente di 14,010 euro e 15.978 euro.

Il gap italiano è tra i peggiori in assoluto tra gli europei, dove la differenza retributiva media supera di poco i 9000 euro.

Le professioni sanitarie in Itala – sempre rispetto agli altri stati membri – sono poi tra le meno pagate. I guadagni vanno da un massimo di 47.885 euro l’anno medi (Danimarca) a un minimo di 36.500 euro (Regno Unito).

Gender Gap Report

Uscendo dal comparto sanità la situazione non cambia, anzi. Secondo le stime del Gender Gap Report 2017 redatto dal World Economic forum, in Italia il 61,5% delle donne che lavora non viene pagata adeguatamente o addirittura per niente, mentre solo il 22,9% degli uomini vive questo disagio.

Su 144 paesi esaminati il nostro occupa l’82esimo posto per il gender gap, ossia la discrepanza in opportunità, status e attitudini tra i due sessi. Un arretramento incessante dal 2006, anno in cui è stato istituito l’indice, in cui eravamo più o meno a metà classifica occupando la 77esima posizione.

La disparità retributiva di genere è così alta da collocare il nostro paese addirittura al 126esimo posto. Sul fronte della partecipazione a lavoro non va certo meglio, siamo infatti all’89esimo posto.

Quali sono le cause della disparità retributiva di genere in Italia?

Le donne guadagnano di meno rispetto agli uomini per diversi fattori. In Italia ad esempio – per ragioni familiari come la nascita di un figlio o per conciliare con più facilità casa-lavoro – le donne lavorano di meno, scegliendo o subendo la formula del part-time, o restano disoccupate per molto più tempo rispetto agli uomini.

Le donne sono poi storicamente occupate in mansioni più basse e nei settori meno remunerativi vivendo quella che potremmo a tutti gli effetti definire una segregazione occupazionale, che genera salari inevitabilmente più bassi rispetto agli uomini.

A questo si aggiunge il problema della sovraqualificazione, le lavoratrici hanno spesso titoli di studio più alti rispetto a quelli richiesti per le mansioni effettivamente svolte.

Incide anche la formazione supplementare sul posto di lavoro. Le donne generalmente tendono a ridurre l’orario del lavoro, gli uomini invece si dedicano perlopiù alla carriera con un consequenziale aumento dello stipendio.

L’altra grande causa della disparità retributiva di genere in Italia è il tetto di cristallo alle carriere delle donne, anche nelle posizioni manageriali le donne ricevono infatti un compenso potenzialmente più basso di quello dei colleghi uomini.

Incidono poi la scelta fra aziende del pubblico o del privato, il settore di riferimento, l’età, lo stato civile e fattori discriminatori come la razza o la religione. Cause di disparità e disuguaglianza oramai del tutto inaccettabili.

Come eliminare la disparità retributiva di genere?

La diffusione del Gender Gap può far pensare che sia difficile eliminarlo, ma non è impossibile. Da alcuni anni le istituzioni nazionali e internazionali si stanno adoperando in questo senso.

Dal 2011 l’Europa è impegnata in programmi di sensibilizzazione come il Gender Pay Gap. In Italia invece a partire dal 2006, con l’approvazione del Decreto Legislativo n. 198 dell’11 aprile, si cerca di limare il più possibile la disparità di genere disciplinando le pari opportunità.

È necessario poi che lo Stato crei una rete assistenziale adeguata che renda semplice e non complicato avere un figlio e prendersi cura di lui, sottraendo così le donne all’onere di dove scegliere tra famiglie e carriera.

L’impegno non si deve però pretendere solo dalle istituzioni ma soprattutto dalla società civile. Le aziende sono infatti invitate a pubblicare gli stipendi dei propri dipendenti in un’ottica della trasparenza.

Dal 2015 in Inghilterra, ad esempio, è un obbligo di legge imposto a tutte le aziende con più di 250 dipendenti.

L’evidenza del problema è infatti il primo passo per riconoscerlo e coinvolgere tutti nella sua risoluzione.
Le donne sono una risorsa e non un peso nella società civile e per questo vanno tutelate nella loro realizzazione, non solo familiare ma anche lavorativa.

 

Barbara Zampini

 

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