Le azioni nella sanità pubblica in materia di trasparenza ed integrità

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E’ stato presentato oggi il “Rapporto sullo stato di attuazione delle azioni adottate dalla sanità pubblica in materia di trasparenza ed integrità”. Un’indagine frutto della collaborazione tra Agenas e Libera che si propone di fornire un primo feedback alle Regioni, alle Aziende ed Enti del Servizio sanitario nazionale sulle azioni intraprese in questi ultimi anni sui temi della trasparenza, dell’etica e della legalità dalle stesse Strutture del Servizio sanitario nazionale. Il rapporto si inserisce nel progetto illuminiamo la salute di Libera e Gruppo Abele. Il 6% del budget sanitario in Europa assorbito dalla corruzione, in Italia nessun dato certo.

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La sanità tra i settori più esposti all’illegalità. In tutto il mondo, il settore sanitario è considerato uno dei più esposti al rischio di illegalità e per questo – si legge nel Rapporto – necessita di adeguati livelli di trasparenza: le notevoli dimensioni della spesa, la pervasività delle asimmetrie informative, l’entità dei rapporti con i privati, l’incertezza e l’imprevedibilità della domanda, l’alta specializzazione dei prodotti acquistati e delle prestazioni fornite, la necessità di complessi sistemi di regolazione, non sono che alcuni dei fattori che rendono la sanità un terreno particolarmente sensibile, dove germinano con effetti ancora più evidenti che in altri settori, comportamenti opportunistici che possono degenerare in corruzione.

Si tratta di azioni, di non facile individuazione, tutte caratterizzate da differenti forme di abuso di posizioni di potere per scopi privati. Le forme e l’intensità della diffusione di tali comportamenti e azioni si differenziano a seconda del livello generale di integrità presente nei diversi paesi e dello stato di sviluppo dei relativi sistemi di tutela della salute ed assumono dimensioni sempre più preoccupanti anche nei paesi più evoluti.

Effetti non solo economici. Il tema – si legge ancora nel rapporto – merita attenzione anche perché nel settore sanitario la corruzione produce effetti non solo economici (in particolare sulle finanze pubbliche), ma anche sulla salute delle popolazioni: riduce l’accesso ai servizi, soprattutto fra i più vulnerabili; peggiora in modo significativo – a parità di ogni altra condizione – gli indicatori generali di salute ed è associata a una più elevata mortalità infantile.

Più in generale, le varie forme di illegalità messe in atto nel settore sanitario non si limitano a sottrarre risorse ai programmi di assistenza, ma minano la fiducia nel sistema di tutela della salute da parte delle persone. Per tale ragione l’affermazione della legalità e dell’integrità nel settore sanitario deve costituire un impegno prioritario per i responsabili delle politiche pubbliche, soprattutto in un momento in cui le istituzioni sono percepite come molto lontane dai loro problemi quotidiani dai cittadini.

Una rete di interessi e interfacce professionali. La rete di relazioni – sottolinea il Rapporto – si sviluppa tra una molteplicità di attori, che fanno riferimento a quattro gruppi principali: operatori della salute a tutti i livelli (infermieri, medici, professionisti sanitari delle diverse specialità, tecnici, biologi, fisici, amministrativi, ingegneri, giuristi, manager ma anche volontari, associazioni di pazienti e familiari, etc). Fornitori del mondo della sanità (aziende farmaceutiche e biomedicali, ma anche fornitori di servizi di varia natura dai servizi di vigilanza allo smaltimento dei rifiuti); decisori a livello politico (nazionale, regionale, locale) e a livello tecnico (direttori generali di assessorati e aziende sanitarie), in grado di muovere una grande quantità di risorse umane ed economiche; destinatari dei servizi, non solo i pazienti ma l’intera collettività e le loro associazioni e rappresentanze.

E a tenere insieme tutti questi soggetti – riassume il Rapporto – sono le relazioni funzionali che si stabiliscono tra gli stessi, mediate dalle regole del settore pubblico, dalle norme generali, dal sistema di valori di ciascuno e da molteplici interessi. All’interno di questa rete di relazioni, le regole concorrono al corretto funzionamento del sistema, con il superiore fine di tutelare il benessere delle persone, siano esse destinatarie dei servizi o lavoratori, e più in generale dell’intera collettività.

Il 18% delle Asl non ha ancora adottato né pubblicato il Piano di prevenzione della Corruzione. Il monitoraggio del Rapporto si è concentrato sulla pubblicazione dei Piani Triennali di Prevenzione della Corruzione con riferimento ai trienni 2014-2016 e 2015-2017. Il monitoraggio ha avuto inoltre ad oggetto le Relazioni annuali relative al 2013 e 2014, un documento che i responsabili della prevenzione della corruzione devono predisporre ogni anno per documentare l’attività svolta e i risultati ottenuti.

Dai siti istituzionali delle 240 aziende monitorate emerge che l’82% delle stesse ha adottato e pubblicato il PTPC 2015- 2017, una percentuale in crescita rispetto a quella relativa al precedente Piano 2014-2016, ma ancora insoddisfacente (alcune inadempienza possono essere attribuite al fisiologico processo di aggiornamento dei Piani).

L’auspicio – conclude il Rapporto –  alla luce dei contenuti dell’aggiornamento del PNA 2015 – Sezione Sanità – è che l’aggiornamento e l’implementazione dei Piani da parte delle aziende sanitarie possa – anche sul piano qualitativo e dei contenuti nonché dell’effettiva realizzazione delle misure in essi previste e dell’efficacia delle stesse (misurata attraverso appositi indicatori) – colmare almeno alcune delle debolezze/criticità riscontrate da ANAC in questo primo ciclo di valutazione dei PTPC.

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