“Mio figlio è irrequieto!”; “questo bambino non sta a sentire a nessuno!”; “è un alunno distratto, non si concentra e non riesce a portare a termine un solo compito”; “mia figlia è iperattiva, non sta mai ferma!”

Quante volte avete ascoltato lamentele o giudizi di questo tipo, relativi a questo  quel bambino? E quante volte avete sentito parlare di deficit di attenzione o iperattività di questo o quell’alunno? E vi è capitato mai di sentir parlare di bambino affetto da ADHD?

L’ADHD, o Disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività non è una normale fase di crescita del bambino, o una semplice struttura comportamentale sviluppata in assenza totale di regole o di freni o, ancora, la sola irrequietezza dovuta alla crescita in un contesto familiare instabile e malsano, ma è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo, legato a problemi di difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente. Molto spesso, però, quello che etichettiamo come “soggetto iperattivo”, in realtà è soltanto un bambino vivace e allegro, di difficile gestione da parte dei genitori che, affidati a mani poco esperte dei sintomi in questione, si aiutano, o credono di farlo, con l’assunzione di psicofarmaci.

L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMEA) segnala come solo nel 30% dei casi diagnosticati si tratti realmente di ADHD, in un contesto in cui spesso i sintomi vengono confusi con semplici atteggiamenti caratteriali.

Allo stesso tempo, secondo il dossier-denuncia presentato dalla vicepresidente del Parlamento europeo, on. Roberta Angelilli, dilaga nel nostro Paese, come nel resto d’Europa, l’uso degli psicofarmaci tra i più piccoli. Il Ritalin su tutti, che di fatto è un’anfetamina e provoca dipendenza, ma non è l’unico farmaco sul banco degli imputati. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, sottolinea il dossier, i disturbi del comportamento infantile nel mondo sono in aumento: in Europa i bambini che ne soffrono sono tra il 10-20%, mentre in Italia quelli che assumono psicofarmaci sono tra i 30mila e i 60mila, a fronte di circa 70mila che sarebbero curati per la ADHD, sulla quale peraltro, ha precisato la vicepresidente del parlamento UE, “non vi è nessuna certezza, nella comunità scientifica, che sia una vera e propria malattia”. Infatti, sulla validità scientifica dell’ADHD ci sono non poche ombre, dal momento che 170 membri della Commissione per il  DSM (manuale di  psichiatria), al momento della valutazione, avevano interessi finanziari con case farmaceutiche. Lo stesso padre scientifico della sindrome, Leon Eisenberg, ha recentemente affermato al Der Spiegel che “l’Adhd è una malattia fittizia, e di ciò ne ha molto beneficiato la sua carriera professionale.”

A lanciare l’allarme per la disinformazione sul riconoscimento della sindrome e il conseguente abuso di psicofarmaci, anche lo psichiatra Vincenzo Mastronardi, presidente dell’Osservatorio sui Comportamenti e la Devianza dell’Università La Sapienza di Roma: “Non tutti i disagi comportamentali possono essere ricondotti ad una patologia. Eccessiva vivacità o introversione, sono al contrario derivanti da somatizzazioni relative a disfunzioni da rintracciarsi in famiglia, risolvibili piuttosto con un sostegno psicologico o pedagogico-educativo. Spesso il sovraccarico di problemi del quotidiano, come quelli economici o di coppia, fanno scegliere ai genitori la scorciatoia del farmaco ‘sedativo’, che però danneggia la salute del bambino, con danni epatici, rischi cardiaci, tic nervosi e  convulsioni”. E’ invocata, quindi, da più parti una più capillare informazione di qualità, sia sui sintomi che sulle eventuali cure, e soprattutto una maggiore attenzione da parte dei genitori, del sistema scuola e del sistema sanitario rispetto ad una corretta valutazione del comportamento dei minori.

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