Secondo l’accusa il decesso si sarebbe potuto evitare con una condotta più attenta e meno superficiale da parte dei camici bianchi

Il paziente si poteva salvare con una diagnosi tempestiva. Sono queste le conclusioni della consulenza tecnica disposta dalla Procura di Agrigento in relazione al decesso, nel maggio del 2015, di un paziente presso l’Ospedale San Giovanni di Dio.
L’uomo, 48 anni, una sera dopo cena cominciò ad avvertire forti dolori allo stomaco ma, in un primo momento, non gli diede troppo peso. La mattina seguente, al persistere del malessere si recò al Pronto soccorso dove gli fu prescritto il ricovero presso il reparto di chirurgia per lo svolgimento di alcuni accertamenti. La sera stessa, alzandosi dal letto, accusò un malore. I medici lo sottoposero subito a una Tac addominale  che evidenziò un infarto intestinale in corso. Immediata la corsa in sala operatoria, ma a tre giorni dall’intervento il paziente, trasferito nel frattempo in rianimazione, morì.
I familiari, subito dopo il decesso presentarono un esposto chiedendo di accertare le cause della tragedia e denunciando che, a loro avviso, i medici avrebbero sottovalutato la criticità della situazione e non avrebbero disposto, immediatamente dopo il ricovero, gli accertamenti necessari. La Procura aprì un fascicolo iscrivendo nel registro degli indagati, con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, quattro camici bianchi del reparto di chirurgia.
Il magistrato incaricò un esperto di esaminare la condotta del personale sanitario e il protocollo seguito. I medici hanno sempre affermato che fino all’episodio del malore occorso durante il ricovero non si era registrato alcun segno clinico o strumentale che potesse lasciar pensare a un infarto intestinale. Di diverso avviso il perito, il quale ha invece evidenziato che l’infarto intestinale poteva essere diagnosticato e curato in tempo se i sanitari avessero trattato il caso con minore superficialità e senza una ‘condotta astensionistica’.
Alla luce di tali conclusioni la Procura ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio per i camici bianchi; la domanda è stata accolta quasi in  toto da parte Giudice dell’udienza preliminare che, nelle scorse ore, ha disposto il processo per tre dei quattro indagati. Non luogo a procedere, invece, per il quarto medico.
 
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