È iniziato oggi il processo contro un medico per il caso di G.M., morto a 6 anni, nel 2016, prima di un intervento d’urgenza. Nel processo figura anche l’Usl 5 Polesana

È partito oggi a Rovigo il processo per la morte del piccolo G.M., bimbo morto a 6 anni prima di un intervento il 13 gennaio 2016. Per questo decesso un medico è finito sotto accusa con l’ipotesi di reato di omicidio colposo. All’epoca dei fatti, il sanitario fungeva da responsabile del reparto di Pediatria.

Il bambino, morto a 6 anni, era originario di Anguillara veneta. L’accusa ipotizza che ci sia stato un ritardo nella diagnosi e che ciò abbia portato al decesso.

Nel processo figura anche l’Usl 5 Polesana, che è stata chiamata in causa come responsabile civile dall’avvocato Cristiano Violato, che segue come parte civile la famiglia del piccolo.

I fatti

L’11 gennaio 2016, il bimbo era stato ricoverato con problemi gastrointestinali. Purtroppo però, nel giro di due giorni le sue condizioni si erano improvvisamente aggravate.

Come sostengono i consulenti incaricati dalla Procura, a provocare la morte sarebbe stato uno shock, derivante dallo “strangolamento dell’ansa ileale con occlusione intestinale e perforazione della parete intestinale”.

Nella giornata di ieri la madre del piccolo morto a 6 anni ha depositato la sua testimonianza, ripercorrendo gli ultimi giorni di vita del bambino.

Un autentico calvario, dal momento che il bambino ha trascorso tutto il tempo a letto, tra vomito, dolori allo stomaco e impossibilità ad andare i bagno da tre giorni. La madre ha ricordato come il piccolo stesse visibilmente indebolendosi.

Alla sua richiesta di intervento da parte dei sanitari, la risposta del personale infermieristico, fu quella di non preoccuparsi, dal momento che il medico era costantemente al corrente della situazione.

Finché non si arriva al giorno del decesso. Il bambino accusa un dolore sempre più forte.

 “L’ho trovato freddo, sudato, si lamentava perché stava male” ha ricordato la madre.

Il bimbo è stato portato a fare i raggi, cosa che ha dovuto fare disteso poiché incapace di reggersi in piedi.

Poi, il bambino deve essere accompagnato ad un ulteriore esame, ma sviene ed è l’ultima volta che la madre lo vede.

Anche il padre ha testimoniato, parlando di un progressivo peggioramento del figlio.

L’uomo ha ricordato di avere chiesto più volte l’incontro con il medico, e di avere trovato soltanto il personale infermieristico come tramite.

“Dopo quello che è successo ci hanno imbottiti di Valium e portati a casa, a oggi non ci hanno detto con esattezza cosa sia accaduto” ha affermato il padre del bambino.

L’udienza è stata aggiornata al prossimo luglio, quando si inizieranno a sentire i testimoni.

 

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