Ho “solo” 51 anni e non finisco mai di sorprendermi. La vita è bella perché è varia, ma mai come la medicina legale!

Vi ricordate la storia di quella ctu che è diventata “polemica” per questa rubrica il 22 luglio 2015? Prima di continuare a leggere questo articolo, andate a rileggerla così non mi dilungo in specificazioni diventando noioso in quanto oggi vorrei essere “comico”. Sarò costretto (per far comprendere meglio al lettore che ci legge per la prima volta) a pubblicare l’articolo di legge (696 bis cpc):

“L’espletamento di una consulenza tecnica, in via preventiva, può essere richiesto anche al di fuori delle condizioni di cui al primo comma dell’articolo 696(1), ai fini dell’accertamento e della relativa determinazione dei crediti derivanti dalla mancata inesatta esecuzione di obbligazioni contrattuali o da fatto illecito(2). Il giudice procede a norma del terzo comma del medesimo articolo 696. Il consulente, prima di provvedere al deposito della relazione, tenta, ove possibile, la conciliazione delle parti(3). Se le parti si sono conciliate, si forma processo verbale della conciliazione. Il giudice attribuisce con decreto efficacia di titolo esecutivo al processo verbale, ai fini dell’espropriazione e dell’esecuzione in forma specifica e per l’iscrizione di ipoteca giudiziale. Il processo verbale è esente dall’imposta di registro. Se la conciliazione non riesce, ciascuna parte può chiedere che la relazione depositata dal consulente sia acquisita agli atti del successivo giudizio di merito….”. 

Adesso vi spiego la cultura medico legale dei consulenti della causa di cui all’articolo del 22 luglio scorso. I consulenti al primo incontro, dove tutte le parti erano presenti, non tentavano la conciliazione, né ne parlavano in quanto evidentemente non avevano studiato preventivamente i fascicoli in atti, e quindi dopo aver raccolto l’anamnesi e visitato la paziente, rimandavano ad un ulteriore incontro per la visualizzazione di un paio di Immagini radiografiche che mancavano.

Neanche in questa seconda seduta peritale i consulenti parlano di tentativo di conciliazione, ma depositavano in ritardo una bozza peritale con esito negativo per l’attrice. Una bozza peritale incondivisibile e veramente fatta con i piedi e alla quale si rispondeva con note critiche severe (il tutto lo potete leggere al link). Nel frattempo (prima dell’invio delle note critiche) l’avvocato dell’attrice faceva istanza al giudice per la sostituzione del CTU con la restituzione del compenso versato per i motivi che potete leggere nel link riportato sopra. Il giudice rispondeva a picche (e in che modo!) confermando il ctu e dando nuovi termini per le note alla bozza peritale (tre mesi) e altri tre mesi (31 dicembre) per le controdeduzioni (evviva la ragionevole durata del processo!).

Circa 15 giorni prima della scadenza del termine delle controdeduzioni del ctu lo stesso invia alle parti una email per convocarci tutti (attori e convenuti) per il 28 dicembre per un tentativo di conciliazione. Sono stato a dir poco sorpreso da tale convocazione ed ho pensato ad una miglior rivalutazione del caso da parte del ctu il quale forse aveva riscontrato nelle mie note qualcosa di giusto e condivisibile. Quindi ci “armavamo” con l’avvocato per andare il 28 dicembre a studio del ctu tutti curiosi di conoscere quali fossero le proposte per far conciliare le parti. Ahimè erano solo sogni di gloria.

In breve vi racconto: Ci sediamo tutte le parti (tranne che una) e dopo “l’appello” la ctu ci dice che “dalla lettura e dagli approfondimenti effettuati alla luce delle note critiche del dr. Galipò non sono risultati nuovi elementi per poter modificare le conclusioni che ho già versato in bozza e che pertanto confermerò nella stesura della relazione definitiva”. Certamente a qualcuno di voi sembrerà una «candid camera», ma la verità è quella che ho descritto purtroppo. Insomma il ctu (che dovrebbe avere le giuste competenze procedurali e medico legali per svolgere l’incarico affidatogli dal giudice) ha fatto venire tutte le parti per dire che confermava quanto aveva “versato” in bozza peritale. Ma il top viene dopo questa affermazione, quando ci dice da adesso potevano dire la nostra! (vedere il verbale allegato in calce all’articolo).

A malapena ho trattenuto l’istinto ma non ho potuto fare a meno di dire che il ctu non solo non conosceva la procedura di legge (696 bis cpc), ma addirittura che non l’ha mai compresa e mi son dovuto pure soffermare a spiegare al ctu e all’avvocato convenuto il significato del termine (“tentare” la conciliazione prima di depositare la relazione). Insomma uno scandalo medico legale, un comportamento illogico e con la sola finalità di giustificare la parcella che ha liquidato il giudice. E la storia non è finita in quanto quando il CTU depositerà la relazione definitiva vedremo come ha risposto alle note critiche e vi renderemo edotti dei fatti.

Questa storia, insieme a tante altre, ha indotto i responsabili della “Accademia della Medicina Legale” a istituire una commissione scientifica interna che vaglierà ogni consulenza tecnica di ufficio e di parte posta alla sua attenzione per verificare comportamenti colposi del relatore affinché le parti possano prendere provvedimenti non solo deontologici ma anche sanzionatori (in termini risarcitori).

E’ una “campagna” che si rende necessaria, consigliata anche al legislatore dal mese di agosto 2015 ma che condurremo personalmente noi dell’Accademia con iniziative che vedranno luce nei prossimi mesi (si spera entro marzo 2016). Vi rimando al prossimo lunedì quando pubblicherò la perizia definitiva del CTU a causa della quale proseguiremo il giudizio di merito dove chiederemo la nomina di nuova collegiale medica.

Dr. Carmelo Galipò

Scarica il pdf:

Verbale di tentativo di conciliazione

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1 commento

  1. Caro Carmelo, questo articolo segue a buona ragione il tuo ottimo e condiviso editoriale. Dinnanzi a certo pressapochismo non si può che reagire con forza e l’accademia sarà in prima fila. Consulenti preparati e seri sono il primo passo per il decremento delle cause di responsabilità medica e da ora, con i mezzi che l’accademia metterà a disposizione di medici e pazienti, saranno anche soggetti ritenuti responsabili come vuole la deontologia e la legge italiana.
    Un caro saluto.
    Gianluca Mari

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