Buona Scuola, docenti: 33mila posti rimasti vacanti e una legge-delega che rimane tutta da decifrare. Anief proroga al 21 marzo 2016 i termini per aderire all’iniziativa di tutela legale dei diritti degli alunni che attendono da settembre il rispetto delle norme. Possono ricorrere genitori, docenti e dirigenti scolastici.
Dichiarazioni di Marcello Pacifico (Anief-Cisal): «senza trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto e se non si consentirà ai docenti di seconda fascia specializzati di transitare in un canale di reclutamento, è inutile continuare ad invocare un ruolo professionale separato e l’obbligo di permanenza sul sostegno. Alla luce delle nostre conoscenze in materia, quindi, non troviamo alternativa oggi alle vie giudiziarie, considerata la costante e palese violazione di diritti fondamentali e nella mancata partecipazione per costruire dal basso una progettualità efficace. L’obiettivo è evitare di far naufragare l’integrazione scolastica in una manciata di diktat che mortificherebbero ulteriormente docenti e studenti che necessitano di maggiori attenzioni.
Siamo giunti quasi a metà anno scolastico, ma rimane sempre alto il numero di famiglie che vogliono vedersi garantite tutela ed esigibilità del diritto all’istruzione dei loro figli disabili o con limiti accertati di apprendimento: la riforma della Buona Scuola, non ha infatti risolto la precarietà dei docenti, con 33mila posti rimasti vacanti e assegnati sempre a supplenza annuale e una legge-delega che rimane tutta da decifrare. Preso atto di ciò e dell’impossibilità di attendere buone nuove fiduciosi sotto il vischio, l’Anief ha deciso di prorogare al 21 marzo 2016 i termini dell’adesione all’iniziativa “Sostegno: non un’ora di meno!”, avviata in autunno per reclamare in tribunale l’erogazione delle ore di sostegno secondo le “effettive esigenze” di tutti gli alunni che attendono invano da settembre il rispetto delle norme.
Appresa con sgomento la notizia del dimezzamento dei posti sostegno messi a bando per il concorso a cattedra, considerato il numero delle famiglie che si sono rivolte ad Anief negli ultimi tre mesi del 2015 per segnalare il mancato rispetto delle norme in materia di inclusione, oltre che i risultati più che positivi già ottenuti dal pool di avvocati del giovane sindacato, per dare piena tutela agli alunni con la medesima iniziativa, la nostra organizzazione ha deciso di proseguire fino ad inizio primavera la proposta di ricorso in favore delle famiglie che hanno necessità di chiedere assistenza legale per garantire il diritto allo studio negato.
I dati Istat recentemente pubblicati, con quasi il 10 per cento delle famiglie italiane con alunni disabili costrette a presentare ricorso al Tribunale civile o al Tar per ottenere l’aumento delle ore di didattica con sostegno, danno purtroppo ragione al sindacato. Perché rivelano oggettivamente quanto siamo lontani dal recepimento e dall’applicazione delle norme vigenti in materia di inclusione. Ma anche che non potrà essere il ruolo specifico del sostegno, né il vincolo di permanenza prolungato, imposto ai docenti specializzati, a garantire il diritto allo studio degli alunni con disabilità. Nessun provvedimento di quelli insistentemente invocati da chi si erge a paladino dei diritti, suggerendo sempre la stessa ricetta attinta dalla proposta di Legge C. 2444, potrà quindi evitare la via giudiziaria in mancanza cronica di personale stabile e soprattutto specializzato.
“Se l’organico di fatto non sarà mutato per intero in organico di diritto rispetto ai docenti di sostegno e se non si consentirà ai docenti di seconda fascia specializzati di transitare in un canale di reclutamento – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal – è inutile continuare ad invocare un ruolo professionale separato e l’obbligo di permanenza su posto sostegno”.
“Conosciamo le proposte e siamo da sempre critici verso provvedimenti che poco hanno a che fare con la psicopedagogia e la didattica, conduciamo centinaia di seminari sulla legislazione scolastica in tutto il territorio nazionale, padroneggiando la conoscenza delle norme scolastiche, Legge 107/2015 compresa, che ha prodotto appena 6.446 nuovi docenti specializzati in più, ma non troviamo alternativa oggi alle vie giudiziarie considerata la costante e palese violazione di diritti fondamentali e nella mancata partecipazione per costruire dal basso una progettualità efficace. L’obiettivo è evitare di far naufragare l’integrazione scolastica in una manciata di diktat, che – conclude Pacifico – mortificherebbero ulteriormente docenti e di conseguenza i lori studenti che hanno maggior bisogno di essere seguiti in classe”».