Chieste verifiche sulla sussistenza di illeciti penali, civili e deontologici. Invito ai produttori televisivi a non dare spazio a chi pubblicizza diete senza alcun fondamento scientifico

“Pubblicizza benefici e terapie mediche attraverso metodi non riconosciuti (o meglio sconosciuti) dalla letteratura scientifica”. Con questa motivazione l’Ordine dei medici di Roma ha preso posizione contro la frequente presenza in televisione del farmacista Alberico Lemme, la cui condotta da un punto di vista deontologico sarebbe “fortemente criticabile e censurabile sotto molteplici profili”.
L’Ordine ha annunciato iniziative volte a verificare la sussistenza a suo carico di illeciti penali, civili e deontologici. In particolare, ha chiesto l’intervento dei Carabinieri del Nucleo anti sofisticazioni di Milano e della procura della Repubblica territorialmente competente con riferimento all’ipotesi di esercizio abusivo della professione, di illecita commercializzazione e vendita di alimenti e integratori alimentari; parallelamente è stato richiesto all’Antitrust e all’Ordine dei farmacisti di Milano di valutare se il loro iscritto abbia violato il proprio codice deontologico. Infine, si è invocato l’intervento del ministero della Salute affinché proceda eventualmente ai sensi dell’articolo 7 della legge n. 175/1992 sulla pubblicità sanitaria.
“Nel contesto mediatico – avverte Giuseppe Lavra, presidente dell’Ordine capitolino – non devono trovare ingresso professionisti ‘improvvisati’ che possono mettere a repentaglio la sicurezza dei pazienti. Un professionista, rispettoso dei principi etici e deontologici – sottolinea – non può divulgare notizie su avanzamenti nella ricerca biomedica o su innovazioni in campo sanitario non ancora validate e accreditate dal punto di vista scientifico e deve evitare di pubblicizzare, anche indirettamente, la sua attività professionale o promuovere le prestazioni sanitarie da lui eseguite. Tali precetti deontologici – conclude – dettati in primo luogo a garanzia della sicurezza dei cittadini utenti, risultano palesemente violati da Lemme”.
L’Ordine capitolino ha poi chiesto ai vertici di Mediaset e di Rti di evitare in futuro che nei programmi da loro gestiti “venga dato spazio e visibilità a chi veicola un’informazione sanitaria equivoca e ingannevole, non priva anche di aspetti commerciali o di interessi personali”, e “stigmatizza il fenomeno delle ‘popular diets’, pubblicizzate anche grazie a testimonial dello spettacolo e dello sport, che non hanno alcuna efficacia clinica per risolvere aspetti patologici del sovrappeso e che spesso nascono soltanto da interessi di mercato”.

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