Aperto un fascicolo contro ignoti sul decesso di un anziano morto, secondo quanto sospettano i parenti, per presunte negligenze nell’assistenza fornita al loro congiunto

Aperta un’inchiesta ad Avezzano sulla morte di un 73enne della provincia dell’Aquila. Il fascicolo è contro ignoti. La Procura ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche e lo svolgimento dell’autopsia per fare luce sulle cause del decesso. I magistrati si sono attivati in seguito alla denuncia presentata dalla famiglia della vittima, che sospetta un caso di malasanità ravvisando presunte negligenze nell’assistenza fornita al loro congiunto.
In base a quanto ricostruito dal quotidiano il Centro, la vittima aveva avvertito il primo malore lo scorso 17 marzo. In particolare, dopo il rientro da una passeggiata, aveva perso i sensi battendo la testa. La moglie racconta di aver chiamato subito il 118. Il marito, una volta giunto in Pronto soccorso sarebbe stato sottoposto a degli accertamenti, tra cui la Tac.
Dopo alcune ore, sarebbe  stato dimesso senza alcuna prescrizione medica. Secondo quanto riferito dalla donna, i sanitari non avrebbero chiesto se l’uomo facesse uso di farmaci. “Mio marito da circa sei anni assumeva un anticoagulante e la pasticca per la pressione”.
Il giorno successivo la coppia si sarebbe recata dal medico curante che avrebbe rilevato dei valori anomali della pressione arteriosa. Dopo pochi giorni, il 73enne si sarebbe quindi sottoposto a una visita cardiologica, ma lo specialista, stando a quanto riportato nella denuncia,  lo avrebbe rassicurato.

Il sabato successivo la moglie avrebbe trovato della chiazze di sangue sul cuscino del marito. Una scoperta che aveva indotto i coniugi a tornare in Pronto soccorso, a Tagliacozzo.

“Mi hanno detto di accompagnarlo ad Avezzano ma mi sono rifiutata chiedendo l’utilizzo dell’ambulanza – racconta la donna al Centro – Siamo arrivati al pronto soccorso alle 16. Tre ore dopo, non avendo alcuna notizia, sono entrata nel pronto soccorso e con mio grande stupore ho visto che a mio marito non era stata prestata alcuna cura, nonostante i segni di sofferenza. Ho chiesto spiegazioni visto che da diverse ore stava su una barella e mi hanno detto di non iniziare a fare storie”.
Di li a poco la donna sarebbe stata messa al corrente da una dottoressa che le condizioni del marito erano gravissime e che l’uomo era stato intubato. Quindi un nuovo trasferimento, questa volta all’Aquila, e lo svolgimento di un delicato intervento alla testa.
Nonostante l’operazione,  il 73enne è entrato in coma e non si è più svegliato. Il decesso è sopraggiunto a dieci giorni di distanza dal primo ricovero. Una circostanza, quest’ultima, sulla quale i parenti chiedono che venga fatta chiarezza, nel dubbio che vi siano state negligenze da parte degli operatori sanitari coinvolti nella vicenda.
 
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