Nel 2025 il fabbisogno del sistema sanitario sarà di 200 miliardi. Per la Fondazione occorre una volontà politica per salvare la sanità pubblica
“Manca una strategia politica ed economica finalizzata a salvare la sanità pubblica”. E’ il messaggio lanciato dalla Fondazione Gimbe, che ha presentato oggi a Roma, alla Biblioteca del Senato, il Rapporto sulla sostenibilità del Ssn 2016-2025. Secondo il rapporto il fabbisogno del Ssn nel 2025 sarà di ben 200 miliardi di euro; una cifra che si potrà recuperare solo con l’incremento della quota di spesa privata intermediata da fondi integrativi, un piano di disinvestimento dagli sprechi e un’adeguata ripresa del finanziamento pubblico.
Per salvare la sanità pubblica, già sofferente prima della crisi economica e oggi agonizzante per i continui tagli, occorre, secondo la Fondazione, una esplicita volontà politica, documentabile da tre segnali, che oggi non si colgono: la sanità pubblica e, più in generale, il sistema di welfare devono essere rimessi al centro dell’agenda politica; Governo, Regioni e Parlamento devono confermare all’unisono che gli obiettivi del Ssn sono ancora quelli della sua istituzione; programmazione finanziaria e sanitaria devono avere l’obiettivo prioritario di salvaguardare la sanità pubblica.
La presentazione del rapporto ha quindi rappresentato l’occasione, da parte della Fondazione, per lanciare un ‘Piano di salvataggio del Ssn’, fondato su cinque azioni fondamentali. Si parte dalla certezza sulle risorse destinate al Ssn, mettendo fine alle annuali revisioni al ribasso rispetto alle previsioni del Def e con un graduale rilancio delle politiche di finanziamento pubblico. Dal 2010, ricorda la Fondazione, la politica ha scelto di disinvestire pesantemente dal Ssn: dopo i 25 miliardi di euro sottratti da varie manovre finanziarie nel periodo 2012-2015, la sanità pubblica ha perso altri 6,79 mld. E il Def 2016 prevede che il finanziamento del Ssn nel 2019 si riduca al 6,5% del Pil: “Una soglia che non solo mina la qualità dell’assistenza, ma rischia di ridurre l’aspettativa di vita, fenomeno nel frattempo già documentato per la prima volta nel nostro Paese”.
Le altre priorità del Piano di salvataggio del Ssn prevedono la rimodulazione dei Lea sotto il segno del ‘value’ delle prestazioni; la definizione di un Testo unico per la sanità integrativa e la ridefinizione delle tipologie di prestazioni, essenziali e non, che possono essere coperte dalle varie forme di sanità integrativa; la definizione di indicatori per monitorare le Regioni nel processo di disinvestimento e riallocazione delle risorse. Infine, l’ultimo punto del Piano, consiste nel mettere sempre la salute al centro di tutte le decisioni, in particolare di quelle che coinvolgono lo sviluppo economico del Paese.
Senza questi interventi, ha affermato il presidente Nino Cartabellotta, “lo scenario prevedibile nel decennio 2016-2025 è una graduale e inesorabile trasformazione verso un sistema sanitario misto che, in ogni caso, dovrà essere governata da decisioni politiche, consegnando definitivamente alla storia il nostro tanto decantato sistema di welfare”.