Riprendiamo il discorso sulle responsabilità all’interno dell’equipe chirurgica. La volta scorsa abbiamo riportato la sentenza n. 33329 della Cassazione la quale affermava che il capo dell’equipe chirurgica non può rimanere inerte innanzi alle scelte degli altri specialisti qualora non le ritenga non condivisibili in basa al suo bagaglio di conoscenze. Cosa cambierà di fatto questa sentenza? Lo abbiamo chiesto al nostro esperto, l’avv. Francesco Carraro.
Ecco cosa ci ha detto.
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Teniamo sempre presente che ci troviamo di fronte ad una sentenza e non una legge. Quindi questa non ha una portata erga omnes. Tecnicamente si dice che la sentenza fa “stato” nel confronto delle parti. E’ un comando rivolto a due o più soggetti che sono rivolti alle autorità giudiziaria per aver appunto giustizia. Quest’ultima poi applica il diritto vigente, cioè, le norme. Dopodiché, i famosi precedenti giurisprudenziali sono quelle sentenze – soprattutto delle magistrature più importanti tra cui la Cassazione – che in qualche modo aprono ad un orientamento. Questa premessa è importante perché non vuol dire, ora, che con quella tale sentenza tutti dovranno adeguarsi ai principi che ha enucleato. Nel fatto di specie, questa sentenza ha sottolineato la responsabilità che deve sapersi prendere il capo dell’equipe medico chirurgica per esercitare i poteri che gli competono. Se nel trattamento di un caso si trova ad essere in disaccordo con qualche membro dell’equipe chirurgica e ci si trova davanti ad una discrepanza di vedute tra gli ausiliari e colui che dirige le operazioni la Cassazione dice chiaramente chi ha il compito di decidere cosa va fatto. Questa sentenza pare che sottolinei che per quanto ci possa essere, necessariamente, una forma fondamentale di collaborazione sinergica tra tutti i bracci del pool, tuttavia, colui che costituisce il capo di questa equipe deve svolgere una attività “sovraordinata” e deve prendersi le responsabilità che ne conseguono.
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