L’uomo, dipendente di una società di servizi partecipata dell’Asl di Brindisi, è accusato di peculato, ricettazione, truffa aggravata e continuata

I carabinieri del Nas di Taranto hanno eseguito un’ordinanza di arresto nei confronti di un dipendente della Sanitaservice Asl Br srl, società partecipata dell’Asl di Brindisi. Si tratta di un ausiliario che svolge servizi di pulizia presso il reparto di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Perrino. L’uomo è accusato di dei reati di peculato, ricettazione, truffa aggravata e continuata.

Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis, su richiesta del sostituto procuratore Francesco Carluccio. Dalle indagini è emerso che l’uomo, strumentalizzando le proprie funzioni, si sarebbe indebitamente appropriato, con azioni reiterate, di farmaci, presidi medici e materiale sanitario.

La merce trafugata, riposta solitamente in armadietti e zaini, veniva portata via sull’auto dell’indagato. Nella maggior parte dei casi veniva poi venduta a ricettatori, in particolare ambulatori veterinari privati.

Gli inquirenti avrebbero inoltre accertato una truffa aggravata in danno dell’Azienda sanitaria del capoluogo di provincia pugliese, nonché della Sanitaservice e dell’Inail.

Il dipendente arrestato, in particolare, si sarebbe avvalso della complicità di alcuni medici di base che gli avrebbero rilasciato certificazioni mediche attestanti malattia e infortunio sul lavoro. Il tutto mentre in realtà le sue assenze sarebbero state finalizzate a svolgere un’altra attività lavorativa, quale muratore presso studi e abitazioni degli stessi medici. L’uomo è quindi accusato di essersi procurato un ingiusto profitto inducendo in errore la propria azienda, nonché, di conseguenza, la Asl e l’Inail.

Infine, lo stesso dipendente, in concorso con altri, si sarebbe  reso responsabile di frode assicurativa. Nello specifico avrebbe simulato un sinistro stradale e il conseguente infortunio degli occupanti i veicoli interessati, ottenendo il relativo indennizzo. L’inchiesta vede complessivamente indagate 18 persone.

 

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